Quanto pesa una bugia nella comunicazione politica? |
Ho letto un’interessante analisi del corrispondente di Time alla Casa Bianca sulla campagna presidenziale americana e sul cosiddetto "False Equivalence Dilemma". Detto in parole povere: scopro che Obama e Romney hanno detto, supponiamo, 10 bugie a testa, su vari temi. Chi è più ingannevole dei due? Come si fa a valutare il “peso” di quelle bugie nei confronti dei potenziali elettori? Il giornalista ne discute con esperti in materia e, alla fine, tutti concordano sul fatto che non esista una metodologia applicabile per risolvere questa controversia. Riflettendoci su, posso dire che non serve. Il “controllore dei fatti” ha già dato ai suoi lettori dei dati oggettivi da valutare e non può andare oltre, perché qui entra in campo la soggettività della persona. Per me una bugia può essere più grave di un’altra, perché dipende dai miei valori, dal mio modo di pensare, da quello che ritengo più importante. Non può esserci un dato oggettivo su questo. Anche i numeri hanno dei limiti.
Se una fonte di informazione mi dice che Obama ha detto 10 bugie e Romney pure, ha già fatto il suo lavoro. Anzi, se il livello è quello italiano, ha fatto molto di più. Un giornalista può anche dirmi chi è più bravo dei due ma su questo, alla fine, decido io, elettore. Probabilmente riflettendo su questi temi si arriveranno a sviluppare metodologie che riescano a evidenziare l’impatto di una bugia nei confronti della propria audience. Ma ci sono molti altri fattori. Lo stesso linguaggio del corpo è fondamentale per trasmetterci emozioni, prospettive, sicurezze che non possono essere pesate (prova a vedere qui). "La politica è un'arte, non una scienza esatta” disse Bismark nel 1884. Provate a confutare questa frase. Non ce la farete.
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