Un mondiale mordi e fuggi! Vi ringraziamo per aver tifato Italia con noi! @Vivo_Azzurro #CalcioBarilla pic.twitter.com/B05P81dH7s
— Barilla (@Barilla) 26 Giugno 2014
C'è un ma. Si fa presto a dire che una campagna di marketing è "geniale", se andate su Twitter (o su Facebook) ne trovate a centinaia di idee "geniali", il termine è entrato nella lingua dei social network e non da oggi. Poi, insomma, è una parola di 7 battute ("geni" addirittura di 4, fantastica per un retweet espresso) che vuol dire tantissimo in un mondo "social" in cui pensiero e scrittura vanno veloci, spesso anche troppo. Il problema è che le campagne di marketing, oltre alle idee geniali, alla creatività e alle capacità di padroneggiare i mezzi, devono avere degli obiettivi, concreti e misurabili. Come abbiamo già visto, non sempre un'idea che sembra geniale poi porta a quei risultati concreti che ci si aspetterebbe: Coca Cola e le sue "geniali" lattine personalizzate in Italia non hanno portato a un aumento delle vendite. Certo, questo non è l'unico parametro per analizzare il successo di una campagna di marketing (che non fa miracoli, mai e repetita iuvant) ma è uno dei fattori, e neanche uno secondario.Queste campagne su morsi e "mangiare italiano" portano benefici a livello di posizionamento sul mercato:
- Fanno testare con mano la creatività delle aziende e delle persone che vi lavorano in modo diretto e competitivo (tante idee, solo alcune vincono in termini di numero di like, impressions e retweet).
- Fanno aumentare la visibilità del marchio e della sua percezione in modo positivo (un "però, bravi questi di McDonald's!" non è mica poco per un'azienda abituata a essere più criticata che adulata).
- Fanno vedere come le aziende interagiscono col mondo, sanno cosa succede fuori, si adattano velocemente a notizie di cronaca (pensiamo anche alle pubblicità storiche di un noto gestore di voli low cost).
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