giovedì 19 maggio 2011

Semplicità e accessibilità, una relazione da approfondire


Le questioni legate ad accessibilità (ossia la capacità di un sito web di dare accesso in modo efficace, a livello di interfaccia e contenuti, a utenti diversi in differenti contesti) e usabilità (al di là delle definizioni burocratiche, è il grado di facilità e soddisfazione con cui la relazione tra uomo e strumento si compie) dei siti Internet non possono non interessarmi, visto anche il lavoro che faccio (vedi anche qui). Tuttavia si tratta di tematiche che spesso entrano in "luoghi" molto tecnici. Per quanto riguarda i requisiti di accessibilità di un sito, si passa, per esempio, dai linguaggi html ai frame, dalle mappe immagine agli script. E io, non essendo un tecnico, mi avvalgo spesso del supporto di gente più esperta di me, dal punto di vista tecnico ma anche normativo. Generalmente, questi professionisti fanno già parte dei team di lavoro dedicati allo sviluppo di nuovi siti Internet ma non è detto che tutto sia chiaro per tutti. Essendo spesso il "capo progetto", è sempre bene porsi una domanda in più piuttosto che una in meno.

Nei giorni scorsi, Roberto Scano, esperto di Web ma soprattutto di accessibilità e normative collegate (nonché "amico di rete" e, pure, veneziano), mi ha segnalato questa sua presentazione, "World Wild Web: siamo tutti fuorilegge?" All'interno di questo interessante approfondimento, è segnalato, a titolo esemplificativo, che tutte le partecipate del Comune di Venezia hanno numerose "non conformità" per quanto riguarda i requisiti di accessibilità. Ora, avendo lavorato con alcune di loro, mi sono convinto che fosse opportuno segnalare la cosa ad alcuni dei miei contatti per vedere se fosse possibile riflettere sulla cosa (prima) e agire per normalizzare la situazione (poi). In definitiva, i siti non rispettavano i 22 requisiti previsti (li si trova qui) e neanche le direttive (queste) che invitano a spiegare, in modo chiaro, cosa sia davvero cosa (per esempio, i moduli vanno indicati in home page con la precisa etichetta "moduli on line"). Tutto chiaro, no?

Dopo aver passato qualche ora a documentarmi, mi è nata una riflessione. I 22 requisiti sono contenuti in un documento di 160 pagine mentre le direttive in uno di 63 pagine. Io stesso ho scoperto alcune cose che non conoscevo e altre non le ho capite subito (lo ammetto candidamente). Verissimo è che le aziende hanno normative e procedure da rispettare inserite in documenti ben più corposi di questi ma mi sono chiesto una cosa: la colpa è davvero solo delle aziende? Non è che queste questioni possono apparire troppo "burocratiche" agli occhi di un responsabile comunicazione di un'azienda? Non è che un responsabile possa giudicarle "troppo complesse da rispettare", pur ammettendo che siano una cosa buona e giusta da fare nel momento in cui si decide di relazionarsi con gli utenti? Non è che una persona comune può capire che lo "sportello on line" può contenere dei moduli da scaricare anche se non c'è scritto "moduli on line"? Per rispondere a tutto questo, mi piacerebbe parlarne direttamente con Roberto. Per questo, gli proporrò un'intervista (anche se ha un miliardo di impegni) e vediamo cosa dice.

L'accessibilità è tema affascinante. Credete di no? Guardate questo video di Marina Vriz, non vedente dalla nascita e collaboratrice di ASPHI Onlus: usa un iPhone 4 più velocemente di quanto farei io. Ovviamente, è un'altra esperta di accessibilità con cui farei (anzi rifarei) volentieri quattro chiacchiere. Sorpresi? Sono sicuro di sì.

5 commenti:

  1. Riccardo,
    il mese scorso ho dovuto fare la revisione dell'auto. Sono andato da una officina autorizzata, e ho pagato il servizio.
    Potendo, avrei fatto a meno, ma la legge è chiara: ogni due anni, revisione; altrimenti, mi si ritira l'auto.

    Perché una pubblica amministrazione può permettersi di andare su strada senza aver fatto una sana revisione del proprio lavoro?
    La legge lo prevede. Mancano, internamente, le competenze necessarie? Bene, esistono degli ottimi professionisti che si occupano, da anni, di accessibilità.
    Perché non coinvolgerli? E no, non alla fine, quando tutto è fatto, ma abbastanza presto per fare le cose fatte bene.

    Sto dicendo stupidaggini?
    Stefano Bussolon

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  2. Stefano, stai dicendo cose perfettamente sensate. La mia era una riflessione più generale, in parte anche autocritica, sul fatto che si parla tanto di accessibilità ma senza spiegare, in modo pratico e facile, come perseguirla. Per questo voglio approfondire il discorso con un professionista specializzato (e tra i migliori in Italia) come Roberto. Penso che anche la sua vita sarebbe più semplice se i punti chiave dell'accessibilità fossero più chiari alle pubbliche amministrazioni e alle aziende. Ma, perché no, anche a noi :-)

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  3. ne parlo anche io nel mio blog. Sono questioni molto interessanti, andrebbero approfondite e rese maggiormente alla portata di tutti.

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  4. Carolina, ho appena visto il tuo blog, molto interessante (e sono diventato uno dei tuoi follower). Noi possiamo solo continuare a riflettere su queste cose e cercare di spiegare questi temi con la massima semplicità. Perché uno dei problemi più grandi è che molti li giudicano "cose troppo tecniche". Una bella sfida, no? :-)

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  5. Una sfida molto interessante, secondo me. Se riusciamo a superare queste "barriere", possiamo sperare di garantire una maggiore circolazione di libertà e informazione.

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