Scopro solo ora, con notevole ritardo, il caso di Sara Rosso (che ho personalmente conosciuto al KnowCamp di due anni fa), del World Nutella Day e dell'inspiegabile reazione della Ferrero a un'iniziativa che portava solo benefici all'azienda tranne per il fatto che non era un'iniziativa gestita dall'azienda stessa. La storia la spiega tutta e bene un altro amico, Sean Carlos, in questo post, io la riassumo velocemente: Sara organizza dal 2007 il World Nutella Day per celebrare un prodotto che ama, come altri milioni di esseri umani nel mondo, e qualche anno dopo la società produttrice le intima di oscurare blog, sito e presenza sui social media per tutelare la sua immagine, non essendo lei autorizzata a promuovere quel marchio ufficialmente. Dopo una forte reazione dei fan dell'iniziativa, la Ferrero capisce l'errore e fa marcia indietro, ringraziando allo stesso tempo Sara per la sua intraprendenza e la sua passione per la Nutella.
Tre piccole lezioni da questa storia a lieto fine:
- Non aver paura di comunicare le proprie passioni. In questo caso si vede come Sara abbia passato delle brutte giornate dopo aver ricevuto la lettera degli avvocati della Ferrero ma, non avendo fatto niente di male, ha ricevuto il supporto di un sacco di persone che condividono la sua passione e che magari non la conoscono neanche. La Rete offre queste possibilità e non è poco.
- Non aver paura di ammettere un errore. La Ferrero ha dimostrato di essere un'azienda seria. Ha fatto un errore, se ne è resa conto e ha fatto una veloce e decisa marcia indietro. Una "routine brand defence", come la definiscono loro su Facebook, non è mai una buona idea. Ogni caso fa storia a sé, le procedure automatiche arrivano solo fino a un certo punto poi deve entrare in gioco il team di esseri umani che ne cura la comunicazione. La Ferrero lo ammette (pur senza scuse dirette a Sara, sottolinea Maurizio Pesce su Wired) ed è un'altra buona notizia.
- Non avere paura della Rete. Senza Internet, io di Sara Rosso e di Sean Carlos probabilmente non saprei nulla, così come di altri altri bravissimi professionisti che vivono e lavorano in Italia. In più, Sara e Sean sono americani ma vivono da noi e sono contentissimi di questo. In tre righe ho provato a sfatare qualche luogo comune tanto di moda ora. Piccolo contributo, lo so, ma sono piuttosto insistente.
(Photo Credits: Paperblog)
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