La farò breve perché, come si dice, le immagini valgono più di mille parole. A un'azienda multinazionale che fattura oltre 245 miliardi di dollari (non milioni, miliardi) si rompe un'innovativa piattaforma petrolifera e, dopo innumerevoli tentativi (e un disastro ambientale), riesce a tappare una falla che fa fuoriuscire petrolio. Nel mentre, diffonde alcune immagini sul proprio sito e su Flickr, facendo vedere come sta gestendo la situazione di emergenza. E' un colosso con enormi risorse, ci mancherebbe che non agisse bene almeno a livello di relazioni pubbliche. E invece no. Dopo una gestione scostante dell'intera vicenda a livello di comunicazione, alcune immagini, alla fine, si rivelano modificate malamente con Photoshop. Ovviamente, viene scoperta (vedi qui e qui) e, alla fine, ammette tutto.
Quale lezione può imparare una qualsiasi azienda da questo fatto? Che il tuo pubblico, i tuoi stakeholder, che siano 100 o 10 milioni, non li inganni facilmente, specialmente sul Web. Neanche se sei una multinazionale con ingenti risorse a disposizione. Non serve mettere foto ritoccate di cui non hai bisogno (anche se fossero state vere, davano un così grande valore aggiunto?). Non serve dire quello che non fai. Serve invece mostrare chi sei, cosa fai e come lo fai, sempre con onestà intellettuale. E semplicità. Prendere un fotografo, fargli fare un centinaio di foto reali, con gente reale che lavora per trovare una soluzione reale, era così complicato? "A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire" spiega il rasoio di Occam. Mia nonna, invece, diceva in rigoroso dialetto veneziano che "l'è pezo el tacòn del buso" (è peggio la toppa del buco). Se qualche multinazionale volesse assumerla come consulente, posso mettere una buona parola.
(l'immagine pubblicata è presa dal sito www.giocattoliamo.it)
Nessun commento:
Posta un commento