Si parla tanto in questi giorni della terza stella che la Juventus vorrebbe mettersi sulle maglie, a significare la vittoria di 30 scudetti anche se, come sappiamo, i titoli ufficiali sono 28. Non è il posto giusto per essere tifosi e infatti non lo sarò, mi preme invece sottolineare un aspetto: fu una semplice ma efficace idea di marketing. Nel 1958 la Juve vinse il decimo scudetto e Umberto Agnelli ebbe l'idea di indicare con una stella questo risultato sportivo. Da allora, la consuetudine prese piede perché fu ritenuta una bella iniziativa ma, è opportuno precisarlo, questo utilizzo non è previsto esplicitamente da alcuna norma di Federazione e Lega in Italia (in Germania è diverso).
Le stelle ora sono presenti sulle maglie di squadre di club e nazionali (in relazione ai Mondiali vinti) di molti Paesi, a sottolineare in modo semplice e chiaro il palmares della squadra. Si tratta di un segno distintivo, non ufficiale, della storia e delle vittorie del club. Le società non sono tenute a seguire questa consuetudine (il Manchester City ha tre stelle sullo stemma ma per tutt'altre motivazioni) ma l'idea di far sentire in modo diretto il peso dei risultati ottenuti è molto efficace. Pensiamo ad altre tipologie di aziende, in altri ambiti, e questo esempio sportivo potrebbe essere utile per avere idee analoghe per promuovere il brand. Una stella per ogni decennio di attività? Un simbolo per elencare il numero di continenti nei quali si vendono i propri prodotti? Gli ambiti di applicazione potrebbero essere tantissimi.
Un logo "in fieri" l'abbiamo visto spesso ma quasi esclusivamente per segnalare i 20, 50 o 100 anni di attività. Nessun cenno ai risultati raggiunti. Perché no? Potrebbe essere un modo nuovo per differenziare i marchi italiani da quelli di altri Paesi. Pensiamo alle imprese tedesche attive nel settore automobili: quasi tutte si sono inventate un claim in tedesco, per sottolineare in modo chiaro e diretto la loro provenienza, ossia una terra percepita come il regno di efficienza, organizzazione, produttività. Il nostro marchio "made in Italy" è bello ma un po' logoro (ed è sovrastato dall'Italian Sounding), ci potremmo inventare qualcosa di diverso per fare gioco di squadra. Che siano stelle o altre idee, l'importante è far capire chi siamo e cosa abbiamo ottenuto. "Mi domando se le stelle siano illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua" disse Antoine de Saint-Exupéry. Iniziamo a cercarle, intanto.
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