Visualizzazione post con etichetta prodotti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta prodotti. Mostra tutti i post

mercoledì 20 novembre 2013

Cinquantatré idee per un sito web



Tante volte mi chiedono "ma come è fatto un bel sito?" e io rispondo con vari esempi illustri, come Apple ad esempio. Però Apple e gli altri esempi illustri hanno budget stellari per la comunicazione, essendo aziende molto grandi. Allora ne propongo altri (vedi qui). Se siete un'azienda con meno di 50 dipendenti e due prodotti di punta, oggi ne ho uno nuovo da far vedere: http://www.fiftythree.com/

L'ho navigato per 10 minuti, in modo semplicissimo ma quasi trattenendo il fiato. I prodotti (due, Paper e Pencil) sono descritti in modo affascinante, con un'integrazione tra testi, immagini e video praticamente perfetta. Tutto è semplice. Volete saperne di più dei prodotti? Pagine con scroll lungo ma non infinito che vi fanno vedere tutto. Volete sapere quanto costano? Scritto tutto, nero su bianco. Volete comprarli? Mettete nel carrello e via. Certo, è un'azienda di cui parla Chris Dixon e che ha vinto barcate di premi compreso quello di "app of the year", non sono certo gli ultimi arrivati. Ma se volete spunti e idee su come promuovere i vostri prodotti, guardate loro come fanno rendere "carta" e "matita". Incantevole.

Ah, un particolare: l'applicazione non c'è per Android, solo per iPad. Lascio a voi le riflessioni.

mercoledì 11 settembre 2013

Il prezzo è giusto (girando spesso la ruota)


Il pricing di un prodotto è un tema che da sempre mi affascina. Leggo spesso di linee guida che possono aiutare un'azienda a definire il prezzo più giusto per la sua offerta in base a parametri più o meno definiti ma la sfida rimane affascinante. Un compromesso enorme di più fattori che deve portare a un risultato ottimale in termini di margini: posizionamento sul mercato, percezione da parte del cliente, costi di produzione e promozione e tanti altri. In più si deve decidere se porsi obiettivi di breve, medio o lungo periodo, in base a un processo di definizione della strategia aziendale e del prodotto. Infine, i risultati: chiarissimi e inequivocabili, per una volta. C'è tanta gente che dice che il pricing è più semplice di quello che appare (aumento prezzo 1%, aumento profitti dell'11,1%, il tutto già calcolato nel 1992). Non sono d'accordo e spiego perché.

Ci sono aziende di primissimo piano a livello mondiale che hanno sbagliato completamente questo approccio, mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza. Perché definire il pricing di un prodotto è una cosa del tutto soggettiva: come possono esserci regole valide per tutti quando il prezzo è la somma di fattori così diversi (il costo di una vite e la percezione del mio marchio da parte di un potenziale cliente) e unici per ogni situazione? Non c'è una formula magica che Excel possa esprimere. Paradossalmente, più leggo cose intelligenti sulla questione del prezzo e più sembra che i fattori che incidono aumentino di numero e complessità. Se avete tempo, leggete questo post, esprime esattamente quello che penso e sento.

Io continuo a leggere e a informarmi, anche perché seguo i consigli di persone intelligenti. Se qualcuno di voi ha dritte da dare ci sono i commenti, c'è Twitter, c'è Facebook, c'è la mail, insomma ci sono un sacco di modi. E la cosa mi interessa. L'unica cosa certa è che per definire sempre meglio i prezzi dei prodotti che vendiamo dobbiamo, ogni giorno, conoscere meglio le persone che comprano o hanno intenzione di comprarli. Ogni giorno è utile per riflettere se il prezzo sia giusto o no. Non esistono Excel, non esistono pallottole magiche, esistono solo metodi per integrare i dati che abbiamo e per sperimentare continuamente per vedere se funzionano o meno. I primi ad accorgersi che quel pricing funziona o meno dobbiamo essere noi, non i nostri clienti.

Poi alla fine scopriremo che magari bastava solo alzare il prezzo per avere più margini. Oppure proporre tre alternative e fissare un costo che finisce con il numero magico 9. Tuttavia conoscere bene chi sta fuori dai nostri uffici è un investimento che porta sempre dei frutti. Non è detto che siano sempre quantificabili in Euro, la cosa certa è che ci servono disperatamente.

P.S. Non ho trovato in Rete un'immagine decente di "OK il Prezzo è giusto" da mettere a corredo, ho dovuto optare per la versione americana. La Rete non dimentica, ok, però talvolta ricorda male. 

venerdì 14 dicembre 2012

Il destino è nel nome


Qualche giorno fa c'è stata una bella discussione su Facebook (promossa da Gilberto Dallan, da seguire su Twitter se già non lo fate) sul naming da dare a prodotti e/o aziende, se fosse meglio utilizzare nomi di fantasia o nomi reali. Io ho detto velocemente la mia: per i prodotti, mi sono sempre piaciuti i nomi reali, focalizzati su una caratteristica specifica del prodotto e derivanti da un bel brain storming, per le aziende invece risultava più difficile scegliere un nome reale. Sull'argomento del naming, tema sempre affascinante (vedi qui e qui), ci tornerò più spesso più avanti, anche perché ci sto riflettendo anche per motivi professionali, per l'azienda dove lavoro. Perché "il nome è un soffio divino".

Proprio riguardo al naming, sono sempre rimasto piuttosto freddo sui nomi dei prodotti dati dall'azienda che per inventiva produttiva e comunicativa è, senza dubbio, la numero uno: Apple. Concordo in pieno con quanto dice Seth Godin in uno dei suoi ultimi post su questo tema. Il nome di quei prodotti non ne esprime in pieno la qualità e le potenzialità: l'iPhone è molto più di un telefono, anzi la sua componente telefonica è senza dubbio di peso minoritario rispetto al resto. Allo stesso modo, il naming dell'iPad mi ha sempre lasciato dubbioso, scontato e poco di appeal. Però le vendite danno ragione a loro e questo basta. La cosa che fa riflettere è che questi nomi arrivino da un'azienda che ha scelto un brand con un nome semplice e reale ma che racconta una, o decine, di storie, già solo pensando alla sua genesi. Trasmette un'idea di semplicità, di pulizia, di immediatezza, di riconoscibilità che, diciamocelo, ha contribuito in modo netto al successo della società. La mela luminosa che vediamo in decine di film che lo ricorda ogni sera.

Sembra strano che un'azienda così avanti dal punto di vista della comunicazione non riesca a partorire nomi più brillanti e d'effetto. Ora che la qualità dei concorrenti si avvicina, penso che dovrebbero ripensare anche al naming dei prodotti. Utimamente stanno generando un po' di confusione anche nell'ordine dei prodotti (vedi qui): il Nuovo iPad (il 3) non è più quello nuovo (che è il 4, ossia "l'iPad con display Retina), l'iPhone 5 non viene dopo il 4 ma dopo il 4S (ci sarà un 5S, un 6 o cambiano?). Andate in un Apple Store e un po' di confusione vi nasce. In più, per chi lavorò, come me, alla comunicazione dell'iPaq, palmare Compaq sul quale HP non investì, i dubbi sull'origine rimangono.


In un mercato in cui i concorrenti puntano, e tanto, sul naming per far capire che la competizione si è alzata di livello, vedi la nascita del Lumia come nuovo corso di Nokia, farebbero meglio a rifletterci su. Nomen omen, il destino è nel nome.

mercoledì 11 aprile 2012

Cataloghi di prodotto: nubi di ieri sul loro domani odierno

Nella mia azienda sono giornate intense perché stiamo progettando la strategia di lancio di uno dei prodotti di punta. Si tratta di una fase dura ma bellissima, nella quale si devono avere molte idee, alcune da scegliere e molte da scartare. Il discorso è caduto inevitabilmente sulla questione che coinvolge, da sempre, chi lavora nel marketing: come facciamo la brochure? Parto da un presupposto: i cataloghi di prodotto non li leggo quasi mai, solo se devo. Che siano cartacei o digitali, poco importa: ho sempre la strana impressione che non rispondano davvero alle mie domande. I siti Internet spesso sono molto più brutti a livello grafico e di impatto visivo ma, altrettanto spesso, mi chiariscono più semplicemente e velocemente i miei dubbi. La questione che mi sono posto è: i tablet possono rappresentare davvero l'ideale connubio tra carta e digitale per descrivere e promuovere a dovere un prodotto?

Di brochure su tablet se ne parla ormai da tempo ma quelle che ho visto io non mi hanno mai colpito per originalità. Quasi sempre erano soluzioni fatte solamente per colpire al primo impatto, solo per far vedere di "esserci" sull'iPad, non veri e propri punti di riferimento informativo sui quali approfondire alcune caratteristiche di un prodotto interessante. Io le sfoglio, non le leggo (un esempio). L'unico vero caso di successo sono i cataloghi Ikea, le cui informazioni si possono anche condividere in modo fulmineo sui principali Social Network. Ma noi non siamo Ikea. Cercando altri esempi, non ho trovato molto di interessante. Ho la sensazione che i tablet oggi servano solo a portarsi dietro informazioni leggere (ossia digitali) e non 4 chili di carta. Vantaggio non trascurabile, certo, ma si può osare molto di più. Per ora ci si ferma alla forma, la sostanza verrà, forse.

Al momento non ho risposte, solo domande e curiosità. Quel che è certo è che vedere un commerciale sfogliare un catalogo sul tablet davanti al potenziale cliente non è una soluzione (bancario, se ci sei batti un colpo). L'esperienza di chi deve comprare deve essere diretta, coinvolgente, personalizzata, libera. Un bel caso di successo è la sezione del sito Apple dedicata all'iPad: tutte le funzionalità sono espresse con esempi semplici e chiari, in una pagina con uno scroll così lungo che sarebbe stato impensabile solo qualche anno fa. Ma noi non siamo Apple. Però la soluzione di mettere tutto nel sito, dove non devi cercare ed è tutto lì, mi piace molto (vedi anche qui). Che sia l'uovo di Colombo? Io continuo a studiare, mentre vedo agguerriti responsabili marketing e commerciali mostrare fieri i loro tablet senza, di fatto, saperli usare. Fa sorridere. Se vi capita, provate a chiedere loro di vedere il loro sito Internet sull'iPad. Magari li farete riflettere.


(il titolo è una famosa citazione)