Qualche giorno fa scrivevo di come, in un 2010 di lavoro duro ma intenso, abbia potuto conoscere un sacco di persone interessanti, tutto grazie alla rete. Oggi voglio citare un piccolo, grande caso di successo. Io e Cristina ci siamo "conosciuti" leggendo e apprezzando i rispettivi blog oltre un anno fa. Facciamo più o meno lo stesso lavoro, qualcuno potrebbe dire che siamo competitor, utilizzando un linguaggio forse già morto e sepolto. Abbiamo iniziato ad interagire, a confrontarci sulle reciproche esperienze, sui lavori che stavamo facendo, sui temi che ci interessavano. Tra un lavoro e l'altro, tra una riunione e un convegno, semplicemente e spontaneamente. Ci siamo dati consigli e "consulenze" a vicenda, senza bisogno di dover firmare carte o accordi, solo per il piacere di condividere alcuni aspetti del nostro lavoro. Tempo perso direbbero forse i nostri commercialisti, tutto l'opposto in realtà.
Diversamente da me, Cristina scrive anche libri per lavoro, editi da FrancoAngeli. Da una nostra conversazione sull'utilità di tenere un blog per lavoro (altra perdita di tempo secondo alcuni che non si spiegano il perché uno debba fare qualcosa senza essere pagati per farla), ne è nata una specie di intervista, fatta via Skype una mattina di qualche tempo fa. Sulle cose che ci siamo detti lei ha scritto un box e l'ha inserito nel suo nuovo libro, come piccolo caso di successo. Un volume di cui ho già parlato, che sto rileggendo in questi giorni e che consiglio a tutti. Il libro è "Comunicazione low cost", lei è Cristina Mariani. Un po' di recensioni, molto più autorevoli della mia, le trovate qui. Una grande soddisfazione per me, nata dalla volontà e dal piacere di condividere idee, esperienze e progetti con persone che fanno il loro lavoro con passione, tutti i giorni. Potete leggere le pagine qui sotto (ho l'autorizzazione di Cristina e della sua casa editrice).
Un piccolo particolare: io e Cristina non ci siamo mai visti di persona. Ci abbiamo provato ma non ci siamo riusciti finora, forse colmeremo questa lacuna a Modena, i primi di febbraio. O forse continueremo a parlarci come vecchi amici e colleghi via mail, via Skype, sui commenti dei rispettivi blog, su Friendfeed. Certe volte ti rendi conto davvero delle enormi opportunità che la rete ti offre in modo semplice e immediato. Solo qualche anno fa, io e Cristina ci saremmo visti a qualche convegno, magari guardandoci un po' storti perché facciamo lo stesso lavoro e puntiamo alle stesse aziende. Con la rete maturiamo anche noi, talvolta quasi inconsapevolmente ma lo facciamo. Cristina intanto ha un sacco di carne al fuoco ma non voglio anticipare nulla. Solo un consiglio: io continuo a seguire il blog "Generazione Pro Pro" di Dario Di Vico sul sito del Corriere della sera, nei prossimi giorni ci saranno novità. Fatelo anche voi.
Caro Riccardo,
RispondiEliminahai descritto il senso dell'essere, del collaborare, del produrre in Rete.
Tuttavia occorre tener presente che lo strumento tecnologico crea opportunità di dialogo tra persone che alla base hanno la maturità e onestà di recepire un'azione collaborativa in tutta trasparenza. Non sempre è così, in questo caso la colpa non è mai del mezzo.
Buon lavoro
Caro Massimo,
RispondiEliminami sono detto che il 2011 deve essere un anno di collaborazione e condivisione, per provare a realizzare due/tre progetti che ho in mente. Hai perfettamente ragione, quelle che "rispondono" sono persone già pronte a farlo in modo attivo e trasparente ma che, probabilmente, non avrei mai avuto modo di conoscere senza la rete. So che i mezzi non sono mai buoni o cattivi, anche se talvolta ci si illude che sia così. Dipende da noi e non è una piccola responsabilità.
Buon lavoro anche a te!
La mia azienda ha subito una fusione tre anni fa. In tre anni non ho avuto l'occasione di vedere di persona molti miei colleghi di un'altra sede... come vedi non è internet, anche contesti più tradizionali non danno possibilità di vedersi di persona.
RispondiEliminaFranz, hai ragione e il tuo ragionamento è perfettamente in linea col commento di Massimo. La volontà di collaborazione fa la differenza, non il mezzo. Se si hanno capi e/o colleghi che non vogliono condividere neanche informazioni elementari sul proprio lavoro, la rete non fa miracoli. Però crea opportunità che cinque anni fa ci sognavamo.
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