giovedì 6 settembre 2012
L'informazione sulle rinnovabili? In alto mare
Le rinnovabili non vanno più così di moda. Leggete giornali, guardate tv, navigate online: ormai il settore della produzione di energia pulita si sta associando sempre più al concetto di bolla, analoga a quella vissuta dal mondo ICT qualche lustro fa (un esempio qui, ce ne sono molti altri). Prima era il futuro radioso e incontestabile, ora è un comparto dominato da lobby e oscure logiche di mercato. Si sa, nella comunicazione le mode contano molto e la verità sta sempre nel mezzo ma cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e di “fact checking”.
Il settore delle rinnovabili rischia di essere una bolla? Certo. Come tutti i settori che nascono e crescono velocemente, forse troppo, i Governi non riescono a fare piani industriali per gestirli e si rischia di perdere il controllo. La Germania, esempio virtuoso in questo senso, è stata la prima a provarci, riuscendo a diventare la “locomotiva d’Europa” nel solare (vedi qui) pur avendo condizioni meno favorevoli dei Paesi mediterranei. Allo stesso tempo, è la prima a subire i contraccolpi negativi della velocità di sviluppo di un settore condizionato dagli incentivi (che hanno portato a una sovrabbondanza di produzione e un conseguente problema di gestione dei costi) e che ha visto apparire sulla scena i competitor asiatici, aggressivi come lo sono in altri settori maturi. Anche l'Italia sta subendo l'impatto di questo fattore (vedi qui, ad esempio).
Ma le rinnovabili non sono più il futuro? Certo che lo sono ma bisogna essere realistici. La crisi economica non poteva non colpire duramente un settore che ha bisogno non solo di pannelli solari ma anche di infrastrutture nuove e molto costose per la produzione di energia: pensiamo ai parchi eolici, specialmente quelli più efficaci e redditizi, ossia gli offshore. In più, non bisogna solo produrre ma anche distribuire l'elettricità prodotta e necessitano reti e infrastrutture nuove per la gestione dell’energia pulita. In Germania servono 2.100 km di linee in corrente continua e 1.700 km di linee in corrente alternata, mentre almeno 4.000 km di linee esistenti dovranno essere rinnovate. Ossia, investimenti per decine di miliardi di Euro. Da noi se ne parla ancora pochissimo.
Il mio compito non è quello di analizzare lo scenario economico o industriale (non ne ho le competenze), ma quello della comunicazione, che è ondivago e, talvolta, poco chiaro per chi legge. L’obiettivo deve essere quello di analizzare più fonti e di farsi un’idea più chiara del tutto. Restando ai fatti, il settore delle rinnovabili paga problemi intrinsechi (si è corso, paradossalmente, troppo velocemente in quanto “dopati” dagli incentivi) ed esterni (crisi economica mondiale). Però ha superato di gran lunga tutti gli obiettivi previsti solo 10 anni fa, in tanti casi in modo clamoroso. In più, ci sono altri settori oltre il solare fotovoltaico: eolico e mini-eolico, biomasse, cogenerazione e trigenerazione, geotermico, tutte cose che leggiamo raramente sui giornali e che devono essere conosciute e valutate.
Quel che è certo è che, volente o nolente, la sostenibilità è un processo irreversibile. Non è il bene assoluto né una bolla speculativa, è un settore di primaria importanza che va analizzato, compreso e capito. Per questo, anche noi addetti ai lavori abbiamo un compito importante: fare informazione e farla bene. Ne abbiamo bisogno e può essere fatta dal basso. Quel che conta è non cercare il titolone, del giornale o del blog, a tutti i costi. A far quello sono capaci quasi tutti.
(Photo credits: www.riqualificazioneenergetica.info)
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