Diffidare sempre da qualsiasi media il giorno di un evento di particolare importanza: l'irrefrenabile voglia di dare scoop genera mostri informativi. Non solo nelle testate giornalistiche, anche in ognuno di noi. Inutile prendersela sempre con i redattori, anche noi siamo produttori e amplificatori di news piuttosto potenti se sappiamo usare Internet e i Social Network. Prendere le notizie, analizzarle e verificarle, per quanto possibile, deve diventare una responsabilità condivisa e personale, se vogliamo migliorare la qualità dell'informazione.
Qualche facile esempio derivato dal caso della maratona di Boston:
- Le bombe, due esplose e altre inesplose ("gli ordigni erano almeno il doppio")? Non c'è traccia di ordigni non esplosi, la smentita secca arriva presto.
- Il saudita fermato, l'uomo sul tetto e altri "scoop esclusivi"? Tutto fumo, ovviamente.
- Due o dodici morti? Sui media italiani la notte delle esplosioni si vedeva quasi ovunque "12 morti", televideo compreso. Hanno ripreso la news del NY Post, unico quotidiano americano a dare questa news. Il fatto che dalla CNN in giù tutti dicessero due, poi diventati purtroppo tre, non bastava?
Televideo #rai dice "12 morti". Io leggo ovunque 2. Non capisco. #boston twitter.com/riccardopolese…
— Riccardo Polesel (@riccardopolesel) 15 aprile 2013
Ce ne sono altri (vedi qui), questi comunque bastano. Io ho sempre detto, parlando spesso di fact checking, che la velocità è una cattiva consigliera e che la credibilità bisogna guadagnarsela. Lo dicono molto meglio di me due frasi, di cui una molto illustre."We still do not know who did this or why, and people shouldn’t jump to conclusions before we have all the facts." (Barack Obama, durante la conferenza stampa post esplosioni).
Wild speculation TV in full force. Days like these are when I'm most thankful for NYTimes, WSJ, WashPost, USAToday,etc. #newspapers
— Jason Whitlock (@WhitlockJason) 15 aprile 2013
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