L'ospedale ha un grande vantaggio collaterale: permette di leggere tanto. Io sono nella struttura ospedaliera di Modena perché la mia piccola è stata molto male: ora va decisamente meglio e allora finisco molti libri, standole vicino. Ho appunto terminato "La caffettiera del masochista" di Donald A. Norman, volume prestatomi da un collega di lavoro dopo la recente morte dell'autore, che conoscevo di fama ma di cui non avevo mai letto nulla. Un libro illuminante che spiega, in modo semplice e originale, come tanti errori quotidiani derivino da un cattivo design delle cose che usiamo, non da una nostra inefficienza (una bella botta anche per la mia autostima).
La semplicità, sia a livello comunicativo che in generale, è mio pallino (vedi qui e qui) e questo libro mi ha dato molti spunti a riguardo. "I progettisti non sono utenti tipici. E infatti non notano i nostri stessi problemi. Perché loro diventano talmente esperti delle loro creazioni che non capiscono gli aspetti che possono creare difficoltà". Una tesi semplice ma chiarissima per capire l'insuccesso di tanti prodotti odierni, potenzialmente ricchissimi di applicazioni ma che sono difficili da usare nelle funzioni che ci servono davvero. E questa tesi è scritta su un libro del 1988, cioè 24 anni fa. Molto prima che gli iPod facessero tornare in auge il concetto di semplicità d'uso per gli utenti. Lo stesso concetto, ossia la difficoltà che trova "chi fa" nel mettersi nei panni di "chi usa", vale per la comunicazione. Spesso si descrivono e viene data grande visibilità ad aspetti che interessano soprattutto all'azienda che li produce, non ai clienti che li usano.
Accade sovente che quando si vogliono comunicare soluzioni tecnologiche, si presume che gli utenti/clienti siano "patiti di tecnologia" (come disse una volta Steve Wozniak) e capiscano al volo. Non e così. Loro vogliono capire come un prodotto li possa aiutare e sono costretti a basarsi sulle opinioni, molto personali, di un venditore, non sulle informazioni date da chi quel prodotto l'ha progettato e prodotto. E soprattutto, come sottolinea Norman, "l'innocenza perduta" dalle aziende non è facile da riacquistare. Per questo è necessario che i progettisti lavorino in team con persone con competenze molto diverse. Così è più semplice evitare gli errori, anche banali, dato che ci sono molte teste che lavorano, pensano e controllano allo stesso tempo. Perché "non è mai troppo facile fare le cose bene". E il libro, che consiglio a tutti, lo spiega molto meglio di me.
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