Francesco Tioli, il primo a destra, e parte del team OLI al Samoter 2011 |
Ciao Francesco, siete andati al SAIE con uno stand e al MADE Expo (organizzato negli stessi, identici giorni ndr) come visitatori: un giudizio?
La mia opinione, e non da oggi, è che siano fiere preistoriche e sorpassate già da qualche anno, oltre ad essere molto costose e, forse, poco credibili. Ho ricevuto due e-mail dove gli organizzatori saltavano la gioia degli espositori e i numeri dei visitatori: mi sono quasi vergognato per loro, non era assolutamente quello che ha visto chiunque ci sia andato. C'è da riflettere su questo.
Hai un approccio sincero e diretto, lo stesso che ho visto in fiera. Un atteggiamento molto diverso da tanti altri, anche nel rapporto coi vari competitor.
Il comportamento da tenere in fiera è lo stesso da tenere in ogni momento della nostra vita da commerciali. Noi abbiamo la fortuna di essere stati “cresciuti e formati” in un’azienda che della parola concorrente ne ha fatto un significato e uno stile diverso. Concorrenti non sono mai stati coloro con cui non si deve parlare e che devono essere“massacrati” al fine di portare a termine la trattativa con i clienti. Al contrario, sono persone con le quali si divide un mercato, con le quali ci si spartisce informazioni e ai quali dobbiamo strappare i clienti con la forza del servizio e del prodotto, e non con la forza della presunzione. Questo ci porta ad avere un sorriso non obbligato e una naturale disponibilità a uno scambio di saluti verso chiunque si presenti e voglia di interagire con noi. C'è sempre molto da imparare.
Condivido quello che dici ma non è un approccio facile. Mi puoi fare un esempio pratico?
Tante volte mi sono fermato in stand di concorrenti per cercare di fare due chiacchiere, educatamente, con i loro ragazzi, ma c’era sempre un piccolo muro tra di noi. Li ho anche invitati a prendere il caffè nel nostro stand e… sto ancora aspettando. Altre volte invece sono andato in altri stand, ci sono stato una mezz’ora abbondante, abbiamo parlato del più e del meno e mi hanno offerto loro il caffè. Poteva essere corretto col cianuro ma sono stati molto gentili… ed io sono ancora vivo! Una differenza sostanziale. E non è così difficile.
Siete tutti giovani in azienda, forse essere cortesi e spontanei vi viene più naturale di altri. Mi puoi svelare altri segreti per migliorare l'approccio con i visitatori in fiera?
In Germania moltissimi espositori, dalle piccole ditte familiari alle grandi multinazionali, tendono a trasformare lo stand in qualcosa di interattivo con i clienti o potenziali tali. Ruote della fortuna, concorsi a premi o “stime di peso” con cui vincere prodotti Hi-Tech o semplici palloni, tutte iniziative che portavano costantemente gente al loro interno. Cosa importante, il target di età e professionalità non era affatto basso, non erano ragazzini. Tutti sembravano rilassati e sorridenti, pure i tedeschi (Francesco ride). Non credo che il segreto sia fare lotterie ma far capire alla gente la propria elasticità, cosa che serve ad abbattere i primi muri che ostacolano la conversazione.
Torniamo in Italia, al SAIE di Bologna. Cosa ha funzionato e cosa no, secondo te?
Obiettivamente, il nostro stand poteva essere curato meglio, responsabilità che condividiamo con l’ente fiera. Tuttavia, anche in questo caso, i pochi visitatori che sono passati hanno dimostrato di volerci conoscere meglio. Se l'azienda investe tempo e denaro in modo costruttivo, si possono sempre creare e rafforzare relazioni, in modo veloce ed efficace. Prendo ad esempio OLI Germania, la nostra filiale tedesca: i ragazzi hanno lavorato benissimo prima della fiera Powtech di Norimberga, telefonando ai clienti e invitandoli personalmente a visitare lo stand per prendersi anche "un caffè italiano", sfruttando la provenienza del gruppo. Un'idea semplice ma gestita benissimo, i risultati si sono visti già dal primo giorno.
Chi viene da voi in fiera percepisce che siete una PMI italiana in costante crescita e con sedici filiali nel mondo?
Questo è un punto a nostro sfavore, non riusciamo a far capire quanto siamo grandi e che potenzialità abbiamo. Facendo parte di un grande gruppo italiano, WAM Group, un assoluto leader nei suoi settori di riferimento, spesso veniamo percepiti come un semplice satellite di WAM e non per quello che siamo realmente, ossia una delle sue punte di diamante. Sta a noi far cambiare questa idea. Ad esempio, la fase post fiera è sempre stata fatta con massimo impegno ma senza utilizzare regole precise e condivise, dall'invio di documentazione alle telefonate di follow-up. Probabilmente, già una semplice lettera di ringraziamento a chi è passato per lo stand farebbe capire quanto ci teniamo davvero a loro. Oggi non glielo comunichiamo, questo è un limite che dobbiamo superare.
Concludendo, qual'è il vostro vero segreto, il punto di forza principale, in fiera e fuori?
Sono due, l'elasticità e un servizio a 360 gradi, due vantaggi reali per il cliente. Ma, come dicevo prima, glielo comunichiamo troppo poco. Dovremmo metterli in mostra in fiera, sul sito, sui cataloghi, ovunque. Dobbiamo migliorare e lo sappiamo, ci stiamo già lavorando su.
Le opinioni di Francesco sono molto importanti. Perché vengono da un ragazzo di 31 anni (non ancora compiuti) che è uno dei punti di forza di una società italiana che opera a livello mondiale. In OLI non è affatto un caso raro: Luca Paltrinieri, che si occupa del marketing, non ha neanche 28 anni. Speriamo ce ne siano tanti in giro di trentenni con le idee chiare e che, soprattutto, abbiano l'opportunità di metterle in pratica. Le nostre imprese ne hanno un disperato bisogno.
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