giovedì 23 giugno 2011

NATO per i blog


Quando mi sono laureato, e non parlo del 1950, non c'erano lauree specialistiche nella comunicazione. O, almeno, non conoscevo atenei in Veneto che se ne occupassero. Perché la comunicazione era un tema molto meno presente nella vita quotidiana, anche a livello di studio, e non avevo preso neanche in considerazione la cosa. Per una serie di motivi avevo scelto Scienze Politiche, soprattutto perché mi affascinava l'idea di specializzarmi nelle relazioni internazionali e di conoscere il passato e il presente da fonti dirette (due capitoli della mia tesi li ho fatti interamente sull'analisi delle trascrizioni diplomatiche, leggendo cablogrammi "alla Wikileaks" degli anni '60). L'obiettivo era quello di fare esperienze a livello di istituzioni ed enti europei. Poi ho cambiato strada, perché un paio di concorsi non sono andati bene e, soprattutto, perché non avevo "padrini". Il mondo della comunicazione l'ho scoperto nel 2000, nella Pubblica Amministrazione (pazzesco, no?): me ne sono innamorato e lo sono ancora, anche oggi. Dalle relazioni internazionali alle relazioni pubbliche, sempre relazioni sono.

Ma l'interesse per i foreign affairs mi è rimasto e ho incontrato persone che lavorano nell'Unione Europea e nella NATO (anche grazie al fatto che sono Ufficiale degli Alpini). Per curiosità professionale, recentemente sono andato a vedermi la pagina Facebook dell'Alleanza Atlantica, trovando una marea di contenuti interessanti e fatti molto bene. Bravi, mi sono detto. Ma mai avrei pensato che organizzassero cose così: un amico di rete, Luca Conti, andrà a fare il blogger embedded in un teatro operativo molto caldo come l'Afghanistan. Viaggerà a fianco delle truppe NATO per far vedere com'è davvero la situazione in quel paese, facendo aggiornamenti direttamente sui profili Twitter e Facebook. Nel mio immaginario, questo ruolo era riservato ancora a giornalisti d'assalto e a inviati di guerra temerari, figure quasi leggendarie (lasciando stare Fabio Caressa di SKY, eccezione che conferma la regola), non a un blogger che posso contattare online in 5 secondi, quando voglio. Il che conferma, ancora una volta, quanto lo status di chi scrive in rete sia aumentato esponenzialmente, almeno nella percezione americana. Insieme a Luca, viaggeranno "due ragazze e tre ragazzi provenienti da Germania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, tutti o quasi giornalisti di testate online". Fantastico.

Penso che Luca non avrebbe mai immaginato di fare un'esperienza del genere. Questa cosa conferma, ancora una volta, come la vita ti porti in strade impreviste fino a qualche settimana o mese prima. Lo confesso apertamente, provo un po' di (sana) invidia per Luca. Perché questa esperienza coniuga in una parola, eDiplomacy, due mondi, quello delle mie aspirazioni passate con quelle della mia realtà di oggi. Deve essere una cosa che ricorderai finché vivi, soprattutto rileggendo i post e i tweet che hai scritto da qualche paesino sperduto a decine di chilometri da Kabul. In più, mi fa riflettere molto. Da noi alcune aziende ti guardano storto se chiedi loro un'intervista o di andare a vedere i loro stabilimenti produttivi, per parlarne senza (incredibilmente, secondo loro) pretendere un corrispettivo monetario. La NATO, invece, invita alcuni comunicatori online ad andare in un teatro operativo e, investendo risorse e formazione per la loro tutela, da loro la possibilità (entro certi limiti, ovviamente) di descrivere quello che vedono. Una lezione sull'importanza della comunicazione più fragorosa di un decollo di un aereo da combattimento. Intanto, Luca, un grande in bocca al lupo!

P.S. L'immagine è legata a questa striscia di fumetti favolosa. E qui ci sono le t-shirt

5 commenti:

  1. Luca, figurati. Non vedo l'ora di seguire il tuo resoconto! :-)

    RispondiElimina
  2. Ciao,
    intervengo per la prima volta su questo blog che leggo spesso con interesse.
    Non sono per nulla d'accordo sul fatto che un blogger che "viaggerà a fianco delle truppe NATO" in Afghanistan possa "far vedere com'è davvero la situazione in quel paese". Non discuto sul fatto che per un comunicatore un'esperienza del genere sia da un punto di vista professionale estremamente interessante. Su questo sono pienamente d'accordo, dopo tutto è il suo lavoro. Non capisco invece che indipendenza di giudizio possa avere. A mio parere sarebbe più giusto dire che conosceremo un po' meglio la situazione in Afghanistan, vista con la lente delle truppe NATO, che non è detto sia necessariamente la situazione reale. Visti poi i pecedenti, ultimo fra tutti la guerra in Libia, sarei molto cauto a giudicare positivamente un'operazione mediatica come questa. Termini come eDemocracy sono per questo a mio parere completamente fuori luogo.
    Un saluto
    Marcello Borciani

    RispondiElimina
  3. Ciao Marcello,
    innanzitutto, piacere di conoscerti. Il fatto che mi leggi spesso e con interesse è una duplice soddisfazione personale. Il punto che tu sottolinei è, effettivamente, molto delicato. Ma poter leggere un resoconto diretto fatto da una persona che conosco e che stimo (so di non essere il solo) permette di farmi un'idea più chiara della situazione. Non pretendo che mi racconti la verità, solo che mi dia il suo punto di vista, che posso valutare insieme a quello di altri media che leggo spesso. Così mi posso fare un'idea più accurata, che è già un bel risultato. In più, come ho scritto, c'è anche un aspetto molto personale perché è un'esperienza che mi piacerebbe vivere in prima persona.

    Su una cosa hai perfettamente ragione: ho scritto "eDemocracy" e invece è più corretto parlare di "eDiplomacy". Lo correggo subito e ti ringrazio per avermelo segnalato.

    Ricambio il saluto e continua a seguirmi e a commentare, quando ti va. Sei sempre il benvenuto. Ciao!

    Riccardo

    RispondiElimina
  4. Ciao Riccardo,
    il piacere è tutto mio.
    Di nuovo un saluto.
    Marcello

    RispondiElimina