venerdì 27 giugno 2014

Si fa presto a dire "geniale!"

Il morso di Suarez a Chiellini durante i mondiali brasiliani è stato, oltre che una brutta pagina di sport, un formidabile incentivo per proporre svariate iniziative di marketing e comunicazione. I Social Media, per ora, sono stati gli assoluti protagonisti, per ragioni molto semplici da comprendere in termini di velocità di creazione e pubblicazione. Ha iniziato McDonald's Uruguay, seguita a ruota da produttori di gomme da masticare, catene di ristoranti e tanto altro (vedi qui). Insomma, un connubio ideale tra sport e food con una manciata di ironia a condire il tutto. Per quanto riguarda l'Italia, abbiamo due illustri esempi (vedi qui e qui) e quella di Barilla stravince: immagine elegante, ironia deliziosa e un claim, "mordi e fuggi", perfetto.
C'è un ma. Si fa presto a dire che una campagna di marketing è "geniale", se andate su Twitter (o su Facebook) ne trovate a centinaia di idee "geniali", il termine è entrato nella lingua dei social network e non da oggi. Poi, insomma, è una parola di 7 battute ("geni" addirittura di 4, fantastica per un retweet espresso) che vuol dire tantissimo in un mondo "social" in cui pensiero e scrittura vanno veloci, spesso anche troppo. Il problema è che le campagne di marketing, oltre alle idee geniali, alla creatività e alle capacità di padroneggiare i mezzi, devono avere degli obiettivi, concreti e misurabili. Come abbiamo già visto, non sempre un'idea che sembra geniale poi porta a quei risultati concreti che ci si aspetterebbe: Coca Cola e le sue "geniali" lattine personalizzate in Italia non hanno portato a un aumento delle vendite. Certo, questo non è l'unico parametro per analizzare il successo di una campagna di marketing (che non fa miracoli, mai e repetita iuvant) ma è uno dei fattori, e neanche uno secondario.

Queste campagne su morsi e "mangiare italiano" portano benefici a livello di posizionamento sul mercato:
  • Fanno testare con mano la creatività delle aziende e delle persone che vi lavorano in modo diretto e competitivo (tante idee, solo alcune vincono in termini di numero di like, impressions e retweet).
  • Fanno aumentare la visibilità del marchio e della sua percezione in modo positivo (un "però, bravi questi di McDonald's!" non è mica poco per un'azienda abituata a essere più criticata che adulata).
  • Fanno vedere come le aziende interagiscono col mondo, sanno cosa succede fuori, si adattano velocemente a notizie di cronaca (pensiamo anche alle pubblicità storiche di un noto gestore di voli low cost).  
Oltre a questo, portano anche benefici in termini di vendite? Stiamo a vedere. Si tratta di un bel test, mondiali di calcio e social media marketing insieme. Si sa, quando il gioco si fa duro, i geni cominciano a giocare. Vediamo se vale anche per vendere.

mercoledì 4 giugno 2014

A lezione di marketing da Lady Gaga


Negli ultimi giorni ha fatto scalpore la notizia di Apple che si è comprata Beats, la creatura di Dr. Dre specializzata nella vendita di costosissime cuffie, per 3 miliardi di euro. Le cuffie di iPhone e iPod non sono più sufficienti per ascoltare musica? Ed Apple non era in grado di prodursele da sola? Cercando qualche intelligente punto di vista per capire meglio la questione, ho trovato questo articolo, davvero interessante. Secondo chi scrive, dobbiamo partire da Lady Gaga e dal fatto che la sua musica serve a vendere tutto tranne la musica stessa. Non è una spiegazione nuova (vedi qui) ma è molto interessante analizzarne il contenuto alla luce di un nuovo modo di fare marketing e non solo nel music business.

In un libro che sto leggendo si spiega come chi vende software non vende solo codice. Vende esperienza in specifici settori di business, vende un servizio di supporto per far funzionare quella soluzione, nella sostanza vende la propria azienda, il proprio brand, le proprie persone. Vende molto di più di bit e byte. Lo stesso vale per Beats. Non vende solo cuffie, punta a creare una piattaforma in grado di creare un legame diretto tra l'artista e i suoi fan che si concretizza in business legato a concerti, sponsorizzazioni, eventi e tanto altro. Far soldi con le cuffie, per quanto siano costose, è solo una parte dell'idea e neanche quella principale: il prodotto serve a creare la community dove far entrare le persone, farle divertire e far loro comprare un sacco di altre cose.

I 99 centesimi con cui iTunes vende le canzoni, modello di business geniale che dava una soluzione intermedia ideale tra i "costosi ma semplici da comprare" CD e i "gratuiti ma difficili da trovare" Mp3, forse stanno facendo il loro tempo. Lady Gaga dice che le sue canzoni neanche li valgono quei 99 cents perché sa perfettamente che il suo business non sta lì. La musica già oggi si ascolta praticamente gratis in streaming (anche con cuffie da 9,90 euro) e serve capire come monetizzare la musica senza contare sulla musica stessa. Che sia Beats il nuovo che avanza non lo sa ancora nessuno, Apple però scommette su di loro e lo fa senza eliminare il marchio che acquista, altra novità epocale per la società. Tante novità insomma.

Apple fa ancora i suoi margini sulle vendite dei prodotti (vedi qui) ma può essere che intravedano grossi mutamenti nel prossimo futuro. Se gli iPhone di domani servissero a vendere tutto tranne gli iPhone stessi? Vedremo cosa ha da dire Lady Gaga nel frattempo.