mercoledì 30 luglio 2014

Verso la seconda pagina di Google e oltre


Un vecchio modo di dire usato da chi si occupa di Internet è che la seconda pagina di Google "è il posto migliore dove nascondere un cadavere" perché nessuno andrà mai a vederla (un esempio su milioni è qui). Il mito dei primi risultati del più famoso motore di ricerca del mondo, anche se ormai è riduttivo descriverlo così, è ancora splendente e intoccabile, ci sono decine di post a confermarlo. Tuttavia, come sempre, anche i miti hanno i loro limiti. "La psicanalisi è un mito tenuto vivo dall'industria dei divani" diceva Woody Allen. E, prendendola con ironia ma non troppo, si potrebbe dire che la prima pagina di Google è un mito tenuto vivo dall'industria del Web.

Se ci si pensa un attimo, questo approccio conviene a tutti. Un "win-win" perfetto. A chi fa business sulla ricerca (Google ma non solo) promuove il mito perché li si concentrano i maggiori ricavi dell'advertising (vedi un Tagliaerbe d'annata, un post del 2009 trovato al secondo posto della mia ricerca "come fa i soldi Google", e questo, più recente). A chi con Internet e dintorni ci fa il fatturato, non solo in termini di SEO, conviene perché fa acquisire credibilità e importanza a tutta una serie di servizi online che offrono alle aziende. Alle aziende stesse, che pagano per essere lì, ai primi posti al sole, come ai bei vecchi tempi dei media planning su quotidiani e settimanali. Un complotto, insomma? No, ovviamente, solo un modello di business che funziona alla perfezione.

Lungi da me dal voler smentire il mito, che ha basi solidissime. Ma tanto dipende anche dal come si usa, e perché, un motore di ricerca. Se io sto cercando informazioni rare, quasi nascoste, come numeri di telefono, e-mail o nominativi di decision maker aziendali, difficilmente le troverò nella prima pagina. Perché sono dati non comuni, poco linkati, magari inseriti online una sola volta, "tanto chi vuoi che li trovi". Sono informazioni che fanno la differenza tra una mail a vuoto e un'opportunità di business. In più, diamo per scontato che i dati più rilevanti siano presenti su siti costruiti come si deve, gestiti da gente che sa come ottimizzare contenuti e parole chiave, che siano posti ideali da trovare. Non è così, specialmente nel B2B.

Nella pagina 5 o 6 di Google si trovano miniere di informazioni utili per il business. Se vi dicessi che il 90% degli utenti guarda anche la seconda pagina di Google, e non alla ricerca di cadaveri, ci credereste? Una ricerca di SurveyMonkey dice esattamente questo. Il mito resiste ma qualche riflessione ulteriore male non fa.