venerdì 29 aprile 2011

Relazioni reali e relazioni virtuali: una convivenza più che possibile

Domani mattina sarò qui, a parlare di Internet, di Social Network e di relazioni virtuali/reali di fronte a più di 150 ragazzi delle superiori. Una cosa che mi ha appassionato da subito e in cui sono stato coinvolto in corsa. Soprattutto perché, molto spesso, noi crediamo di sapere tante cose dei ragazzi di oggi, del loro modo di vivere la rete, del loro modo di comunicare senza spendere neanche 5 minuti nel parlare direttamente con loro. Verissimo, abbiamo dati e ricerche, non possiamo parlare con migliaia di ragazzi. Io mi limiterò a prendere gli spunti che arriveranno da loro, un piccolo ma significativo campione, per trarre idee, spunti e, chissà, progetti.

In più, ci sono tanti relatori molto interessanti, in primis il vulcanico Guido Zaccarelli (organizzatore del convegno) e poi Daniele Barca, di cui ho letto cose molto interessanti (per esempio, questo documento sull'utilizzo della lavagna digitale). Nei prossimi post approfondirò più la questione, intanto qui sotto potete trovare le mie 6 slide che hanno l'obiettivo di "accendere" la discussione tra i ragazzi. Sono io che devo imparare da loro, non loro da me.

giovedì 21 aprile 2011

Si può cambiare


L'anno scorso, di questi tempi, avevo fatto una ricerca sul settore delle rinnovabili e sull'importanza attribuita al Web da parte delle aziende protagoniste, che si può leggere qui. Partendo da questi dati, non troppo positivi, si poteva dedurre che c'era molto lavoro da fare con le imprese attive in questo mercato, balzato agli onori delle cronache per i problemi legati al decreto e agli incentivi (qui ci sono gli ultimi sviluppi). Ho contattato le aziende, ho fornito loro i dati via mail e ho chiesto loro se fossero interessate ad approfondire possibili progetti per rinnovare i loro siti, la loro presenza sul Web, il loro modo di comunicare. Risultato? Zero risposte. Nonostante la sorpresa iniziale, rimango un veneto vecchio stampo, mica mi do per vinto. Ho analizzato la cosa e ho tracciato i punti su cui potevo migliorare. Si può fare, mi sono detto.

L'anno scorso avevo mandato una semplice mail, quest'anno ho studiato una cosa più organizzata e di impatto, una vera e propria newsletter (utilizzando Mailchimp, piattaforma davvero ottima): la si può vedere qui. L'anno scorso non avevo contenuti realizzati ad hoc sulle rinnovabili, in questi ultimi mesi mi sono dedicato a questi temi, ho collaborato con aziende che vi lavorano, ho approfondito le caratteristiche della green communication: le aziende possono vedere oggi come la penso e cosa posso fare per loro sul blog e sul sito. L'anno scorso avevo esperienza diretta solo su settori come solare termico e fotovoltaico, oggi ho nel mio background progetti dedicati alla raccolta e alla valorizzazione dei rifiuti, all'utilizzo di biomassa per generare energia, ai possibili sviluppi della cogenerazione. In quest'anno, sono cambiato molto, ho appreso molte più cose, ho letto molti più libri, ho ascoltato molte più persone. Basterà? Solo se anche le aziende capiranno che, come me, è possibile cambiare e riflettere sui propri errori. I risultati pratici ve li saprò dire tra qualche tempo. Per ora, buona Pasqua a tutti.

venerdì 15 aprile 2011

Comunicare le energie rinnovabili: diamoci da fare


Cronaca di oggi: una ricerca sottolinea come stiano aumentando notevolmente le proteste di cittadini, liste civiche e anche amministrazioni comunali nei confronti di nuovi impianti che sfruttano le energie rinnovabili. Apparentemente sembra paradossale ma è così. "Gli effetti perversi" provocati dalla cultura Nimby (not in my back yard, «non nel mio giardino») colpiscono gli impianti eolici, fotovoltaici e, soprattutto, quelli a biomassa, dato che questi ultimi vengono scambiati per inceneritori. Protestano per il gusto di protestare o per mancanza di informazione? A mio parere, per entrambi i casi. Sul primo ci si può fare poco, il secondo aspetto è più interessante.

Qualche tempo fa avevo scritto un post su un'esperienza professionale relativa alla "comunicazione dei rifiuti" partendo da un assunto: chi sa cosa succede a una lattina, a una bottiglia di plastica, a un contenitore di vetro dopo averli buttati nel giusto contenitore per la raccolta differenziata? Pochi lo sanno. Io ho realizzato i contenuti di un sito di una società specializzata nella gestione dei rifiuti, Eco-Ricicli Veritas, proprio perché loro volevano spiegare tutto per filo e per segno, in modo semplice e comprensibile. Quante aziende, enti e associazioni lo fanno? Poche. Io mi sto specializzando molto su questi temi, perennemente in evoluzione, e sto cercando di dare concretezza alla comunicazione ambientale. Nel settore della raccolta e valorizzazione dei rifiuti abbiamo potuto comunicare l'intero ciclo (leggi qui), in altri ambiti c'è ancora molto da dire. Le aziende, quando le cose vengono loro spiegate, si attivano, cercano di informare, di spiegare ma è ancora poco. 

Prendiamo le biomasse, che non sono altro che materiali residuali di origine organica, vegetale (pezzetti di legno, cippato, etc.) o animale (liquami), che, se appositamente trattati, producono energia elettrica e biogas senza alcuna emissione in atmosfera. Come avevo già detto qualche tempo fa, si stima che in Italia il quantitativo annuo di questo tipo di materiali sia superiore ai 25 milioni di tonnellate all'anno, ossia una "ricchezza energetica" pari a 24-30 milioni di TEP (tonnellate equivalenti di petrolio) all'anno. Noi  consumiamo 80 milioni di tonnellate di petrolio all'anno, fonte non rinnovabile che ha costi, come vediamo in questi giorni, sempre più alti. Abbiamo una ricchezza enorme e se ne parla pochissimo. La colpa è anche delle aziende che non comunicano, che non spiegano come si può produrre energia e gas da materiali di scarto senza problemi per l'ambiente e i cittadini. Il marketing (green o non green) deve servire a questo, a spiegare cosa fa un'azienda, a parlare in modo franco e diretto alle persone.

Esattamente un anno fa scrivevo di come fosse diverso l'approccio delle priorità da dare alla "Green Communication" tra americani e italiani. Loro puntano sui fatti: formazione, investimenti e lavoro. Noi, che abbiamo una ricchezza rara in termini di disponibilità di energie rinnovabili (sole, vento, biomasse, geotermia), ci perdiamo nelle parole. Troppe, quando servono per protestare senza conoscere nemmeno l'oggetto delle tue azioni (come fanno anche alcune amministrazioni comunali, nella perversa logica "non nel mio mandato") o per litigare per avere più influenza politica (le liti in atto tra Assosolare e Gifi sul decreto delle rinnovabili). Poche, pochissime, quando servono a spiegare le cose. Giunta è l'ora che le aziende e gli enti inizino a comunicare alle persone in modo chiaro, diretto e facile da capire. "La semplicità è la gloria dell'espressione" diceva Walt Whitman. Diamoci da fare.

martedì 12 aprile 2011

Ricomincio da capo*

Un bar, un bel sole, un aperitivo, un tardo pomeriggio di un aprile finora bellissimo. Questa è stata la cornice di una bellissima chiacchierata che ho fatto con una di quelle rare persone che ti fanno nascere decine di riflessioni, idee e iniziative solo a parlarci insieme per venti minuti. Lui è Guido Zaccarelli e qui trovate il profilo del suo blog. Stavamo discutendo di un convegno che sta organizzando e di come potevo intervenire. In realtà, lui è una di quelle persone che spaziano talmente tanto sugli argomenti di cui discute che spesso ci si trova ad approfondire cose che mai avresti pensato di fare, in quel luogo e in quel momento. Veri e propri brainstorming spontanei. Uno di questi ha interessato il concetto di relazione che si sviluppa attraverso i Social Network. Vi lascio immaginare le facce di alcuni ventenni intorno a noi, che si chiedevano chi potessero essere questi "vecchietti" che parlavano di Facebook, LinkedIn e Twitter con tanta passione e cognizione di causa.

Come sono fatte le relazioni tra le persone dentro i Social Network? E che rapporto c'è tra il rapporto reale e quello virtuale? Spesso, la relazione virtuale è vista da molta gente come effetto di un'assenza di relazioni fisiche e dirette con le altre persone. Quante volte abbiamo visto sui media la figura del ragazzino solitario, davanti al PC, che trova solo lì dentro quei rapporti personali del tutto assenti nel mondo reale. Una figura insicura, solitaria, confusa sulle reali priorità della sua vita che va in qualche modo educata (qui un esempio). Ma è così davvero? Secondo noi, no. Si deve partire da un assunto fondamentale: il virtuale e il reale non seguono le stesse regole. Nelle relazioni dentro ai Social Network mancano completamente alcuni elementi fondamentali di quelle reali, come il contatto fisico, la comunicazione non verbale, l'influenza ambientale, i riflessi condizionati. Questo però non vuol dire che sia, in assoluto, peggiore di quella reale, solo più limitata. Se uno è consapevole dell'esistenza di quei limiti e cerca di sfruttare quello che il rapporto virtuale può offrire, questo può garantirgli grandi vantaggi. Io ho conosciuto persone validissime nei Social Network che, probabilmente, non avrei mai potuto incontrare dal vivo.

Un esempio: crediamo davvero che un ragazzo di oggi possa realmente confondere un "amico" su Facebook con un vero amico reale? Penso che possa succedere ma che non sia, di certo, un caso così frequente. I ragazzi sono meglio di come li dipingiamo. Oggi possiamo usare mezzi nuovi che offrono la possibilità di creare relazioni di tipo diverso. Sicuramente, però, la percezione delle due figure, quella reale e quella virtuale, è diversa. Una persona con cui chiacchieriamo sui Social Network sarà sicuramente differente se la conosciamo di persona, dato che abbiamo decine di fattori in più da valutare. Ci faremo un'opinione probabilmente più negativa, ma semplicemente perché è diversa dall'idea che ci eravamo fatti. Come, quasi sempre, un film derivato da un libro è deludente rispetto al libro stesso ma questo, però, non significa che il film sia brutto. Dobbiamo ricominciare da capo a conoscere quella persona, non c'è dubbio. Ma è un male? Per noi no. La tecnologia ci offre dei mezzi, sta a noi utilizzarli per quello che possono dare realmente. Basta esserne consapevoli. E qui sta il punto davvero importante.


* Un piccolo omaggio a un piccolo, geniale film del 1993

lunedì 4 aprile 2011

Belle notizie dal mio piccolo mondo

Odio i lunedì, cantava Vasco Rossi. Io sono sempre stato abbastanza d'accordo con questo assunto ma oggi è un lunedì più bello del solito. Perché nei giorni scorsi ho messo a posto alcune cose dei progetti con i clienti e perché ho attività interessanti da fare nelle prossime settimane. Ma la vera ciliegina sulla torta è arrivata dalla pubblicazione di un bell'articolo su di me e su questo blog sul Giornale delle Partite IVA di Aprile. Il tutto è derivato da una veloce intervista che mi ha fatto l'amica e collega (potenzialmente pure competitor, tanto per capire come il mondo stia cambiando e in meglio) Cristina Mariani al cellulare mentre ero impegnato in fiera. La foto, per la cronaca, è stata fatta da un amico giornalista, Filippo Ferrari (uno che scrive con uno stile e una creatività rara per il settore dell'edilizia), al Samoter 2011 di Verona, come si può intuire dallo sfondo.


Si tratta di una rivista che compro sempre, che potrebbe essere ulteriormente migliorata ma che offre uno spazio che noi, liberi professionisti "invisibili" al legislatore, raramente abbiamo altrove. Questo spazio che mi hanno dedicato ne è un'ulteriore conferma. Nella pagina prima della mia, c'è un box analogo dedicato al blog di Marco Quaglia, altra persona di grande competenza e simpatia su cui avevo già scritto un post ("il sorprendente mondo del B2B") esattamente un anno fa. Il mondo è piccolo, si può dire. Ma, come ha detto sempre Vasco (e chiudo il cerchio), "secondo me dovete guardare meno i telegiornali e guardarvi di più nel vostro mondo piccolo, che poi è quello che conta". Buon lunedì.