lunedì 29 novembre 2010

Pensare in banda larga*


Venerdì 26 Novembre sono stato al convegno “Cosa fareste con 300 Mb di banda larga?” al VEGA Parco Scientifico Tecnologico di Venezia. Oltre ad aver conosciuto dal vivo un sacco di persone molto valide che sento quotidianamente sui vari Social Network, ho avuto la possibilità di assistere agli interventi di numerosi relatori, molto diversi tra loro, e farmi un'idea precisa della situazione attuale e dei possibili sviluppi futuri. Non voglio fare un reportage sull'evento (molto riuscito), mi limiterò ad alcune considerazioni.
  • Una location perfetta per l'occasione. Un parco scientifico che riunisce addetti ai lavori e aziende per parlare degli sviluppi tecnologici e di comunicazione del futuro. Sala Antares perfetta, Wi-Fi efficiente e del tutto gratuito, schermo per le presentazioni molto ampio e visibile da ogni posto, streaming online per permettere di seguire il convegno da casa. Complimenti a Michele Vianello e ai ragazzi del VEGA per l'organizzazione, tutto curato nei minimi dettagli. Faceva un po' freddo, è vero, ma quasi non ce ne siamo accorti.
  • Interventi eterogenei e molto puntuali. Hanno parlato, oltre ai responsabili del VEGA e alle autorità, numerosi esperti di Internet, di comunicazione, di e-learning, di giornalismo, di medicina e responsabili delle principali aziende italiane attive nelle telecomunicazioni. Ci siamo fatti un'idea molto ampia e precisa sulla situazione attuale in Italia, non sempre confortante ma si deve guardare in faccia la realtà prima di decidersi a cambiarla. Presentazioni molto diverse tra loro, tutte utilissime. Personalmente, ne scelgo due: quella di Marco Zamperini, il FunkyProfessor, che ha sostenuto che, oltre a farla la banda larga, dobbiamo anche pensare e vivere in broadband, e quella di Stefano Quintarelli, il pioniere di Internet in Italia, che è partito dal concetto che bisogna realizzare le autostrade digitali per permettere alle persone di percorrerle (qui trovate una bello spaccato per capire chi è e cosa vuole Stefano Quintarelli mentre sotto c'è la sua slide coi principi da lui enunciati).
  • Rapporto singolare tra mondo degli esperti e quello delle aziende. Gli interventi della mattina sono stati realizzati tutti da esperti di vari settori, che hanno parlato di futuro, di opportunità da cogliere, di percorsi difficili ma da fare senza indugio. Hanno approfondito quello che sarà il domani senza parlare di sé. I relatori del pomeriggio, tutti responsabili aziendali, hanno discusso del presente, di cosa hanno fatto e dei progetti che le loro aziende stanno portando avanti. Hanno approfondito quello che è il presente parlando esclusivamente di loro stessi. La differenza non poteva essere più sostanziale, anche a prima vista guardando il look con il quale si presentavano in platea. Nel momento in cui responsabili aziendali parleranno come gli esperti del settore, io sarò molto più fiducioso per il futuro della banda larga in Italia.
La cosa indubbia è che la banda larga è una necessità. Per supportare i cittadini nelle loro necessità di informazione, per contribuire a far ripartire le aziende dopo la crisi economica, per darci un futuro digitale. All'estero sanno perfettamente che Internet ad alta velocità non solo è il domani ma anche un diritto fondamentale di ogni cittadino (l'esempio finlandese è molto chiaro). Wired ci ha già fatto una copertina. Ora è tempo che lo Stato capisca questo bisogno urgente, abbiamo bisogno di infrastrutture per creare autostrade telematiche come negli anni '50 avevamo bisogno di autostrade fisiche per le auto che sarebbero arrivate. I soldi ci sono già (basta investire le stesse cifre di 5 anni di autoblu) e noi siamo pronti a frequentarle, da subito. Un esempio? Cittadini milanesi, stanchi di aspettare il "piano wireless" del comune, si sono fatti il Wi-Fi gratuito da soli. Mauro Lattuada, uno dei protagonisti di questo bellissimo progetto (che sento quasi quotidianamente sui vari Social Network), era al VEGA e ci ho parlato per mezz'ora. Li trovate qui.  

 
    * Citazione dalla presentazione di Marco Zamperini

    lunedì 22 novembre 2010

    Aziende sorprendenti

    Ho incontrato il responsabile di un'azienda a una fiera. Ci conoscevamo già, abitiamo vicini e abbiamo bambini che giocano spesso insieme, ma non avevamo mai parlato di lavoro perché nessuno dei due sapeva bene cosa facesse l'altro. A Bologna invece ci troviamo a parlare di mercato, di tecnologie e di risultati di fatturato, con la stessa semplicità con cui parlavamo qualche giorno prima di giochi, asili e passeggini. Ne nasce un incontro, che si è svolto qualche giorno fa presso la sede di questa impresa, controllata da un grande gruppo (fatturato annuo superiore ai 350 milioni di Euro) attivo nel settore business to business. Una riunione sorprendente, da più punti di vista.

    Sono andato all'incontro per fare con il responsabile, poco più che quarantenne (il dato anagrafico, per me, ha sempre la sua rilevanza), una veloce analisi sulla situazione a livello di comunicazione. Le schede dei prodotti sono molto tecniche, piene di dati con pochissimi testi discorsivi. Il sito Internet ha una struttura abbastanza datata e anche qui i contenuti sono piuttosto tecnici, non semplici da comprendere anche per uno come me che lavora da anni nella comunicazione B2B e scrive abitualmente di motoriduttori, servoattuatori e impianti di betonaggio. Inoltre, le news sono pochissime e riguardano soprattutto la presenza alle fiere. Le informazioni che avevo in mano, non molte in verità, descrivevano un'azienda molto impegnata sul prodotto e poco interessata a comunicare, ossia quel binomio così diffuso nelle PMI italiane, che ne rappresenta la principale virtù e, al tempo stesso, un grande limite. Quel tipo di azienda molto seria che ho visto così tante volte nella mia esperienza e che ero già pronto ad approcciare con il necessario realismo. Mi sbagliavo.

    Entrando in azienda, ho subito notato un clima molto positivo e collaborativo. Persone impegnate ma sorridenti, che ti salutano per prime guardandoti serenamente in faccia. Dopo dieci anni di lavoro, ho capito che queste cose descrivono la vitalità di un'impresa molto più fedelmente dei suoi dati di fatturato. L'incontro con il responsabile è iniziato senza problemi, come mi aspettavo, la sorpresa è arrivata dopo. Quando ha ammesso che loro, da sempre, si concentrano sulle tecnologie delle proprie soluzioni ma che ora sentono l'esigenza impellente di migliorare il loro livello di comunicazione. Dalle loro nove filiali estere arrivano input chiari sulle necessità di migliorare la qualità delle cose che vengono dette, scritte e comunicate, perché operano in Paesi più avanzati a livello di comunicazione (la filiale australiana ha un suo profilo Twitter). Sono le parole che chi fa il mio mestiere vorrebbe sempre sentirsi dire. Un'azienda che sviluppa prodotti molto particolari, totalmente B2B, si è resa conto, da sola, di dover fare un salto di qualità anche nel marketing e nella comunicazione. Che bella notizia.

    Riassumiamo. Un'impresa, italiana al 100% e leader di mercato, con nove filiali estere, con un'età media dei dipendenti molto bassa (30 anni o poco più) e con la sede a 10 chilometri da dove lavoro. E io non conoscevo questo bellissimo caso di successo, pur frequentando le stesse fiere di riferimento da anni. Appunto su questo bisogna lavorare: loro fanno ottimi prodotti e buoni risultati a livello di vendite attraverso il lavoro di persone giovani e professionali. Questo è il loro sito attuale ma non li descrive come meriterebbero. L'obiettivo è appunto questo: far vedere chi sono. Davvero.

    mercoledì 17 novembre 2010

    Consigli per gli acquisti

    Questo blog ha una missiondare spunti, idee, pareri sul mondo del marketing e della comunicazione in Italia in modo semplice e comprensibile da parte di tutti. Non sempre i post riescono a raggiungere questo (ambizioso) obiettivo ma almeno ci si prova sempre, con passione. Ed è proprio la passione per quello che fanno che accomuna gli autori di due libri, molto diversi tra loro, che sono usciti in contemporanea proprio in questi giorni. Lo so, dovrei parlare solo di ebook visto che l'argomento è "caldo" e invece questi li trovate tranquillamente anche in libreria, completamente cartacei. Gli autori, tuttavia, hanno due blog, ognuno dei quali è fonte d'ispirazione e di formazione professionale per me, che sono perfettamente complementari ai volumi di carta. Ve li presento e ve li consiglio.

    "Comunicazione low cost" è il secondo libro di Cristina Mariani, un'amica e una professionista di alto livello che ha già "sfondato" (5.000 copie vendute) con "Marketing low cost", titolo omonimo del suo blog. Come potete facilmente capire dall'indice, offre una panoramica completa di soluzioni per spiegare a un'azienda come comunicare bene a basso costo. Oltre a impostare le basi, perché una ripassata non fa mai male, Cristina fornisce numerosissimi suggerimenti pratici per realizzare un sacco di cose, "dai biglietti da visita al Web". Pur lavorando nello suo stesso settore, ho scoperto tantissime novità dialogando e collaborando con lei (al mio blog è dedicato un piccolo spazio nel libro, un piccolo premio al primo che trova la pagina). Posso assicurare a ogni azienda, da quella individuale alla medio-grande, che non si pentirà se deciderà di acquistare questo volume (si può comprare anche l'ebook, qui), soprattutto in questi tempi di vacche magre.

    "Intranet 2.0" di Giacomo Mason approfondisce un argomento più specifico, ossia la comunicazione interna, ma si tratta di un libro che non dovrebbe mancare nello scaffale di qualsiasi azienda. Perché? Spiega come i nuovi strumenti di condivisione (forum, blog, wiki, social network, etc.) possono aumentare l’efficienza, favorire la collaborazione e migliorare i processi all'interno delle aziende, "a patto di partire con il piede giusto" come sottolinea l'autore (il suo blog è un punto di riferimento in Italia per la comunicazione interna). Si tratta di una vera e propria guida che contiene, in particolare, numerosi esempi pratici e concreti di enorme utilità, che si  trovano raramente anche su Internet. Giacomo non ha certo bisogno di presentazioni particolari, quello che posso dire è che risponde a mail e messaggi di richiesta di consigli in modo veloce e puntuale (e non è assolutamente una virtù di poco conto).

    Confesso che i libri non li ho ancora letti, in libreria li avevano già finiti. Tuttavia, conoscendo le capacità e le competenze dei due autori, non ho alcun dubbio a consigliarli. La mia fiducia se la sono già ampiamente conquistata.

    venerdì 12 novembre 2010

    I blog: ieri, oggi, domani

    Andrea Santagata di Liquida (con Human Highway) ha presentato un'interessante analisi del ruolo dei blog nell'informazione di qualità (la potete leggere anche sotto e sul Slideshare). Si possono evidenziare alcuni punti molto interessanti sul presente e sul futuro del blogging:
    • Nella presentazione si afferma che i blog potrebbero rappresentare uno step evolutivo intermedio nel nuovo scenario dell'informazione online e potranno trovare un'identità più forte aggregandosi dentro a iniziative editoriali più definite. Sono assolutamente d'accordo. I blog sono milioni, il 23% degli utenti di Internet in Italia li legge ma i frequentatori assidui degli stessi sono in calo. Solo un utente italiano su quattro è in grado di citare quelli che legge e descriverli con cognizione di causa. Il futuro sta nella creazione di aggregazioni ragionate di blog, per tematica curata o per complementarietà delle notizie, che generi un numero limitato di punti di riferimento per gli utenti, mantenendo contenuti di qualità
    • Il blog genera un contenuto che poi viene fruito prevalentemente in altri luoghi, come i Social Network o i quotidiani online, grazie alla condivisione e alla ripubblicazione. L'esperienza del mio blog, con un calo netto dei commenti ma con un aumento notevole dei "like" e delle discussioni su Friendfeed e Facebook, ne è una prova tangibile. Il contenuto esce dal blog per essere discusso altrove, il che non è necessariamente un male (i giornali si leggono ma le notizie si discutono al bar o a pranzo) ma un sintomo di evoluzione del mezzo.
    • I blog hanno un autorevolezza maggiore se parlano di temi specifici, come quelli legati a innovazione e tecnologia. Certamente, si tratta spesso di esperti, di addetti ai lavori, che ne sanno più degli stessi redattori dei quotidiani su quei temi e che ne possono parlare con maggiore libertà (non hanno capiredattori né editori). Chi cerca informazione specifica e di qualità va direttamente sul loro blog (o su Facebook, tanto per tornare al punto precedente). Per quanto riguarda l'attualità, la tendenza è invece meno forte, la credibilità dei media tradizionali rimane alta anche tra i blogger stessi.
    • Il profilo del lettore di blog: uomo (ma le donne non sono molte di meno), laureato, tra i 35 e i 54 anni che legge anche i quotidiani. Una figura che può generare molti spunti di approfondimento, specialmente riguardo all'età e alla formazione/cultura. Un profilo ben diverso dal "ragazzino che non ha niente di meglio da fare che scrivere su Internet" di qualche anno fa.
    • Per avere informazioni su una "cosa importantissima", il punto di riferimento principale è Internet (91% degli individui), la televisione è ben distanziata (45%). Nell'ordine di priorità, si privilegia la ricerca su Google, poi su un quotidiano online, poi su un sito di informazione. La quota di chi andrebbe su Facebook è l'8% (più della radio), i blog raggiungono solo il 2% (come Twitter). La situazione è diversa se si cerca un "argomento di attualità", dove la prevalenza dell'online è minore (80%). 
    Da queste considerazioni, si capisce come il blog, considerato troppo frettolosamente come un "morto che cammina" dopo l'avvento dei Social Network, abbia ancora una buona vitalità. Soprattutto perché non è alternativo ma complementare (fornisce i contenuti di qualità da discutere che spesso non si generano all'interno delle "piattaforme sociali"). Tuttavia, deve necessariamente evolversi per diventare un punto di riferimento costante per le persone che cercano di informarsi online. In quest'ottica, l'aggregazione è una soluzione necessaria per fare il salto di qualità e offrire un'informazione puntuale all'interno di un numero limitato di "luoghi", con brand autorevoli e affidabili.

    mercoledì 10 novembre 2010

    Analisi di un comunicatore: Matteo Renzi

    Tutti abbiamo letto articoli su Matteo Renzi e sui "rottamatori" del Partito Democratico. Non voglio entrare nel merito politico della cosa, perché qui scrivo di altro e sono solo un interessato osservatore della (tragicomica) situazione italiana degli ultimi mesi. Il mio intento è quello di analizzare il nuovo "enfant prodige" della sinistra italiana dal punto di vista della comunicazione, perché rappresenta sicuramente qualcosa di nuovo nel panorama nazionale da molteplici punti di vista e la sua figura mi incuriosisce. Ovviamente, si tratta di un'analisi preliminare e basata essenzialmente sul suo discorso durante l'evento "Prossima fermata Italia":
    • Capacità comunicative: Renzi è sicuramente uno dei più brillanti oratori dello scenario attuale. Diretto e chiaro (come sottolinea anche Nicola Mattina nel suo blog), cita esempi virtuosi dei repubblicani americani, dimostra di conoscere bene il panorama internazionale, critica le primarie italiane (rischiando scomuniche interne al partito) e parla dei nonni come elemento fondamentale della relativa stabilità italiana (essendo i veri ammortizzatori sociali italiani). In più, cerca uno scontro diretto con i vertici del PD diversamente da altri leader di neopartiti riscaldati che sono in modalità "anti-qualcuno". Ha 35 anni, ossia meno della metà del nostro Premier, e un'esperienza di marketing e comunicazione (è dirigente in aspettativa dell'agenzia CHIL) che sfrutta a dovere. Parla a braccio, guardando il pubblico, presentandosi come persona normale, con abito informale ma senza esagerare (niente stucchevoli smanicate). Il viso non ha tratti particolari e carismatici ma questa può essere una sua forza.
    • Impatto sui propri pubblici di riferimento: Matteo Renzi è nel 2010 il sindaco più amato d'Italia, secondo quanto dice Fullresearch, davanti a Flavio Tosi (Verona) e Peppino Vallone (Crotone). Questo significa che, anche se un sondaggio non fa primavera, il lavoro che ha svolto nella Provincia di Firenze prima e poi in Comune è stato ben giudicato dagli elettori. Ossia, quello che conta davvero. Da notare anche che i primi due posti sono occupati da un 35enne e un 41enne, segnale forte di una voglia di cambiamento generazionale da parte dei cittadini.
    • Presenza sui media: tutti i media nazionali hanno messo insieme (un esempio) l'evento di Renzi a Firenze con quelli di Fini (a Perugia), di Bersani (a Roma) e di Vendola (a Milano) per analizzare la situazione politica italiana. Il che vuol dire che, sui giornali e nelle TV, lui ha assunto un'importanza di livello nazionale, come conferma anche il desiderio di un ex perenne uomo nuovo della politica italiana, come Veltroni, di allearsi con lui.
    • Contenuti: veniamo alla nota dolente. Come qualcuno giustamente osserva, i contenuti veri sono pochi e non troppo consistenti. Il documento che è stato partorito, punto centrale per analizzare cosa vogliono comunicare i "rottamatori", non ha una vera notizia, non esprime proposte concrete. Solo vaghi principi, tutti condivisibili ma poco utili per giudicare come si potrebbe passare dal "laboratorio di curiosità" (terz'ultima riga) ai fatti. Un gran numero di "bellezza" non serve allo scopo. Era un'ottima occasione per fissare pochi ma definiti obiettivi prioritari (ad esempio, banda larga, tutela del patrimonio culturale, diritti delle coppie di fatto, etc.) invece ci si è persi in una retorica che, sinceramente, più che quella obamiana mi ricorda quella adottata dall'attuale premier negli anni scorsi.
    Sintetizzando il giudizio, il progetto di "leader nuovo" della sinistra di Matteo Renzi parte con buoni auspici: ottime doti comunicative, buon rapporto con i media e con il proprio pubblico. Ora servono proposte concrete, fatti e idee per proseguire nel percorso: è su questo che si gioca la partita. E come ha ben capito il Presidente Obama, anche i buoni progetti non sempre portano a vittorie elettorali. Bisogna mettersi in discussione giorno per giorno. Un consiglio? "Ascoltare" più la rete e meno i media. Se Renzi lo facesse, potrebbe capire quello che ci stiamo chiedendo tutti, ossia se sotto il vestito ci sia un futuro leader o un altro perdente di successo, solo più giovane degli altri.

    (credits foto: www.firenzeinbici.net)

    martedì 9 novembre 2010

    La fiera delle conversazioni

    Con Ecomondo a Rimini ho chiuso il "giro di fiere" che mi ero prefissato di fare nel 2010 (con l'eccezione di Smau, saltato all'ultimo momento per motivi di lavoro) per tastare il polso degli eventi fieristici italiani e valutare il loro stato di salute in termini di capacità di fare comunicazione e fare business. Si che che il momento della fiera per una PMI italiana riveste un'importanza prioritaria a livello di investimenti in marketing e comunicazione: per questo volevo farmi un'idea precisa se nel 2010 questo investimento "valga la candela". Da Solarexpo/Greenbuilding (settore rinnovabili), SANA (settore alimentazione biologica e benessere) e SAIE/SAIEnergia (settore costruzioni ed edilizia sostenibile) ho avuto indicazioni utili, che ho avuto modo di discutere con addetti ai lavori anche a Ecomondo.


    La mia piccola analisi si è basata non solo su dati oggettivi ma anche sull'atmosfera che si respirava negli stand di fiere che avevo visto anche negli anni scorsi. Bene, l'esito è che la fiera non è più un momento di business ma di confronto e analisi del settore. Pochissimi biglietti da visita sono realmente interessanti per vendere i prodotti, è meglio fare tutto via mail durante il resto dell'anno: più facile, più veloce e più economico. Allora perché un'azienda partecipa a una fiera? Per tradizione e perché ci è sempre andata, perché raramente trova clienti di una certa importanza. Invece è verissimo che si tratta di uno dei pochi momenti in cui tutti i principali addetti ai lavori in Italia si trovano riuniti, hanno modo di parlare e di discutere. Il tutto si risolve in una gran mole di informazioni per intuire dove sta andando il loro settore, una forma di benchmarking semplificato, magari inconsapevole ma assai utile per annusare dove va il vento del mercato. Un'analisi seria di queste chiacchiere darebbe probabilmente risultati più utili rispetto alla tradizionale verifica dei vari indicatori (spesso di qualche anno precedente).

    Il gioco vale la candela? Investire 50.000 Euro per partecipare a una fiera rende poi in termini di vendite? Se tiriamo fuori il tanto decantato ROI, specialmente per una PMI, la risposta è no. Ma se calcolassimo un ROI in termini di idee per nuovi progetti e prodotti, il discorso cambierebbe. Faccio un esempio. Quasi sempre, in queste fiere gli addetti ai lavori parlavano solo ad altri addetti ai lavori. Nel settore ambientale, la differenza tra un pannello solare termico e uno fotovoltaico non viene specificata, viene data per scontata. Ma questo approccio si traduce poi in una carenza a livello di comunicazione ambientale se dobbiamo rivolgerci anche a dirigenti pubblici, imprenditori di altri settori, cittadini e studenti, i quali hanno bisogno di essere "formati" su queste cose. Chi ci pensa?

    In fiera ho così scoperto, per esempio, il sito Novambiente, creato dal consorzio Ente di Bacino Padova 2 (addetti ai lavori) per approfondire i temi legati alla normativa ambientale e alle ecotecnologie. Nato per rivolgersi ai professionisti del settore, si è evoluto per dare visibilità alle principali notizie legate all'ambiente e per dialogare con i propri utenti in modo semplice. Una bella idea, senza dubbio, che ho scovato in fiera e che mi ha portato a fare delle riflessioni in merito. Ah, quasi dimenticavo: a Rimini non ho trovato clienti. Teorema confermato.

    venerdì 5 novembre 2010

    Il Paese che vorrei

    Oggi ho assistito alla premiazione di Sergio Marchionne, che ha ricevuto il premio Pico della Mirandola nella città dove vivo e lavoro, insieme a quel genio di Fernando Botero. Questa onorificenza si ispira al più illustre cittadino mirandolese, Giovanni Pico, umanista e filosofo che, noto anche per la prodigiosa memoria, ha lasciato una traccia indelebile nella storia culturale italiana ed europea. Spiegando le origini del premio, è stato sottolineato il suo impegno nel ricercare una filosofia universale, nata dalla concordia delle diverse correnti di pensiero, che accolga correnti di pensiero antiche e cristiane, ma anche quelle espresse dal mondo greco, ebraico e islamico. Un dimostrazione di tolleranza intellettuale attualissima, che servirebbe approfondire oggi.


    Tornando appunto all'attualità, una parte dell'intervento di Marchionne la potete vedere qui sotto (i mezzi tecnici sono quelli che sono ma almeno si sente bene). E ha sottolineato un punto fondamentale dell'attuale situazione italiana. Io non sono mai stato un fanatico di Marchionne, ne ho sempre sottolineato le indubbie qualità di professionista e manager ma criticando anche il suo approccio, talvolta quasi supponente in certi atteggiamenti. Oggi ha espresso parole chiare e condivisibili sulla situazione italiana. "Non vedo nessun patriottismo e nessuna onestà nel far finta di vivere in un mondo ideale. Il nostro Paese non merita di essere adulato. Tutti sogniamo un'Italia grande, forte, che sappia conquistarsi il giusto spazio a livello internazionale. Ma volere bene a questo Paese non significa esaltarlo a tutti i costi, senza merito". Poi, esorta tutti a smettere di parlare e a rimboccarsi le maniche. Chiaro, diretto, incisivo.


    Rientrando in ufficio, apro siti e TV per vedere cosa è successo oggi. C'è stata la liberalizzazione delle connessioni Wi-Fi ma, ad oggi, sembra più uno slogan elettorale che una misura concreta, dato che non sappiamo nulla sulle norme di attuazione. Poi, sento che Bossi e Fini si devono parlare, che Baudo non ha commentato la cancellazione di "Bella ciao" e "Giovinezza". Insomma, le solite, inutili parole. Ecco, Mario Draghi interviene per segnalare che c'è bisogno di stabilizzare i precari. L'unica notizia interessante. Ho perso ogni speranza in questa classe politica ma le voci di Marchionne e Draghi tengono accesa una piccola fiamma. Cari politici, le nostre maniche sono già rimboccate. E dato che siete già in campagna elettorale, state attenti. Ci stiamo svegliando.

    martedì 2 novembre 2010

    Prendere l'iniziativa

    Due argomenti di perenne attualità: l'inazione di una Pubblica Amministrazione sempre più lontana dai cittadini e l'invisibilità di alcune categorie di lavoratori, in primis quelli autonomi, lasciati allo sbando da una normativa e una classe politica inadeguata. Sì, lo sappiamo tutti, ormai sono luoghi comuni, triti e ritriti. Perché parlarne? Perché se non lo facciamo noi, cittadini e lavoratori autonomi, non lo fa nessuno. Nonostante l'indifferenza delle amministrazioni a questo tipo di problemi, ci sono persone che non si arrendono. Anzi, si mettono insieme, riflettono sulla situazione e prendono delle coraggiose iniziative. Se porteranno a qualcosa di concreto non lo so. Ma intanto le persone si muovono, reagiscono, parlano, producono idee e proposte. Due esempi recenti? Il Manifesto dei lavoratori autonomi di seconda generazione dell'ACTA (già pubblicato) e il Manifesto per l'Open Government, nato dall'iniziativa di alcuni brillanti professionisti che hanno deciso di mettersi insieme (in divenire).

    Il primo manifesto è nato per dar voce ai "lavoratori professionali autonomi, flessibili e indipendenti, che stanno a fianco delle imprese e della Pubblica Amministrazione quando serve, garantendo ogni giorno un contributo all’innovazione, alla creatività e alla diffusione della conoscenza". Basta singole lamentele sui tanti singoli problemi che lavoratori diversissimi devono affrontare ogni giorno (che non portano a nulla). Ora c'è una voce forte e autorevole, quella dell'ACTA, che tenta, davvero, di cambiare qualcosa. Il secondo manifesto è nato in modo diverso, creando de facto un associazione di "addetti ai lavori" (mentre l'ACTA esiste già da anni), ma con finalità molto simili in termini di iniziativa, non aspettando più "le risposte della politica ma intervenendo direttamente creando una base comune di partenza valida per tutti quelli che hanno a cuore l’innovazione del nostro Paese". Una particolarità? Il manifesto per l'Open Government aspetta di ricevere un nostro contributo, strizzando l'occhio al crowdsourcing. Una bella idea.

    Sono due esempi di proposte "dal basso", provenienti da professionisti con competenze ed esperienze pari (se non superiori) a coloro che dovrebbero agire e legiferare all'interno delle amministrazioni. L'obiettivo è quello di puntare a una vera e reale innovazione "facendo gruppo", coinvolgendo persone che si sono scontrate ogni giorno con problemi apparentemente non troppo complessi ma, di fatto, irrisolvibili a causa della burocrazia. E che si sono svegliate, hanno preso l'iniziativa. I politici che si scannano in prima serata e che poi vanno a mangiare insieme, al sicuro con i loro stipendi spropositati, lasciamoli là. Il loro finto teatrino non ci interessa. Noi non abbiamo tempo da perdere. 

    (foto credits: www.mentecritica.net)