martedì 22 dicembre 2009

Battere la neve col Web (e un po' di fortuna)

Neve a 3 giorni dal Natale. Bellissimo. Tranne se devi farti 170 chilometri in macchina per tornare a casa da Venezia dopo un weekend in famiglia e un incontro di lavoro. Mezzi alternativi: zero.

Ore 17.30, Mestre, pioggia ghiacciata ma non neve. Cosa fare, tenendo conto che hai un figlio di 13 mesi che non ti permette di valutare come "accettabile" il fatto di stare fermo in autostrada per ore con meno 5? Faccio una scelta in base a questi strumenti:

  • Internet: mi connetto Wi-Fi e guardo le previsioni meteo in tempo reale su tre siti, tutti abbastanza concordi sulle tappe del mio itinerario, ossia un po' di neve ma, per la maggior parte, pioggia. Guardo il sito delle autostrade (tratti aperti e senza code) e relative Webcam su punti strategici, confermano che piove ma non nevica. Provo a vedere su qualche social network ma, dato che devo ottimizzare il tempo, decido che non sono il posto più adatto.

  • Cellulare: telefono e mando messaggi a persone che vivono nelle zone in cui dovevo passare, risposte omogenee in tempo reale sul fatto che c'è un freddo da cani ma pioggia lieve.

  • TV: cerco TG regionali e verifico televideo, informazioni molto generiche e per niente utili.

  • Radio: nulla tranne informazioni generali sull'emergenza neve e speciale di Radio24 molto milanocentrico, nessuna news per me che devo passare per Occhiobello (sulla Bologna-Padova).

  • Quotidiano: guardate le previsioni meteo (prevista pioggia in serata) e l'oroscopo, che pareva favorevole (mica ci credo ma ci si attacca un po' a tutto).
Risultato: partenza immediata per cogliere il momento di pioggia nelle successive due ore e arrivare a casa. Da Padova alla mia uscita nevica ma non troppo, 100 all'ora costanti con grande tensione interna alla macchina (tranne il piccolo, che si gode lo spettacolo bianco). Arrivo alla barriera senza particolari problemi. Statale sopra il Po perfetta (neanche un pelo di ghiaccio, complimenti a tutti i sindaci) e sono a casa in 2 ore e 15 minuti, ossia 30 minuti più del solito.

Lezione: Internet e telefonia mobile promossi a pieni voti, quotidiano più che sufficiente, TV e radio bocciate. Magari vent'anni fa sarei partito lo stesso e arrivato nello stesso tempo ma la causa sarebbe stata una sola: una buona sorte sfacciata. Sia benedetto il Web. E ora, buon Natale a tutti, mi godo la mia fortuna 2.0.

giovedì 17 dicembre 2009

C'è del caos in Danimarca

Un disastro organizzativo. Questo il giudizio dato alla Conferenza sul clima di Copenhagen realizzata dall'ONU.

Doveva essere un summit internazionale di altissimo livello, con l'approvazione di accordi e standard internazionali per la tutela dell'ambiente. Si sta invece rivelando un evento gestito malissimo dal punto di vista organizzativo, anche nei suoi elementi fondamentali.

Vediamo perché:

  • Scelta della location: come si sa, è la prima e fondamentale tappa per la riuscita di un evento. Deve essere selezionata in base all'affluenza prevista, puntando ad ottenere l'obiettivo "sala piena" ma con significativi margini di adattamento alla situazione reale. Bene, il Bella Center danese, location modernissima e funzionale, può ospitare 15.000 persone e sono stati accreditati 45.000 partecipanti! Gli organizzatori hanno dovuto bloccare gli accessi perché "the conference has now exceeded the psysical capacity of the venue". Con persone, regolarmente accreditate, lasciate fuori al freddo ad aspettare.
  • Gestione dell'accredito e dell'accesso: la gestione degli accessi è un altro fattore fondamentale per gestire un evento e, soprattutto, comprenderne la riuscita o meno dal punto di vista quantitativo e qualitativo. I partecipanti devono essere messi in condizione di capire dove devono andare e cosa devono fare nel modo più semplice e intuitivo possibile. A Copenhagen la situazione è questa: stazione della metropolitana chiusa per "ragioni di sicurezza", code confuse perché i cartelli di accesso cambiano continuamente, gente che aspetta fuori senza comprendere il perché, la Guardia Nazionale danese (!) che distribuisce caffè senza zucchero.
  • Gestione della comunicazione di un evento: gestire la "visibilità" di un evento è fondamentale e lo strumento prioritario è il sito Internet. Bene, navigando sul portale del COP15 si leggono frasi come "once there is more clarity on the total number of participants ..." (traduzione, non abbiamo la più pallida idea di quante persone possiamo gestire) oppure "we receive a high volume of e-mails each day [...] and we don't have the resources to answer" (traduzione, non eravamo preparati a un evento di questa portata). Ogni commento appare superfluo.
Al di là dei risultati che potrà portare questo summit (molto scarsi se non nulli, a mio personalissimo parere), si evince che anche le Nazioni Unite e Paesi storicamente efficientissimi come la Danimarca non sono immuni da errori, anche elementari, nell'organizzazione di un evento. Tutti abbiamo sempre da imparare, mica solo a Copenhagen.

martedì 15 dicembre 2009

Il momento offline

Prendo spunto da un bel post realizzato da Gianluca Diegoli nel suo blog [mini-marketing] per parlare di una cosa che chiamerei "momento offline". Ma come? Nella comunicazione il must, l'imprescindibile, il necessario è l'online. Con l'apologia dei social network e le prime pagine dei quotidiani dominate dai numeri di utenti che si iscrivono a gruppi che inneggiano o denigrano uno che tira souvenir meneghini in faccia a un altro che di lavoro fa il Presidente del Consiglio. Statistiche in tempo reale, mica si scherza. Ma a chi giova tutto ciò?

Il piccolo problema è che il rumore di fondo dell'online sovrasta ogni senso critico, ogni idea, ogni riflessione. Ci si impegna talmente tanto a difendere la propria posizione "in linea" che si perde il motivo per cui ci si è andati. Ecco perché è necessario avere un "momento offline". Per analizzare il tutto e trarne conclusioni sensate. Non si deve per forza andare a Fanano come ha fatto Diegoli (a 96 chilometri esatti da dove sto scrivendo ora). Si stacca dal PC e dallo Smartphone, si legge e si riflette. I blog statunitensi questa evoluzione la stanno già facendo, offrendo opinioni strutturate, coerenti e utili, anche molto diverse tra loro. Voci fuori dal mainstream che accrescono il valore aggiunto di Internet. Parole con un mittente e con un gruppo di destinatari interessati a quello che viene detto. Come l'e-mail, così fuori moda. Così asincrona. Così necessaria.

giovedì 10 dicembre 2009

Come difendere la privacy? Con la coerenza

Facebook e privacy. E' un connubio possibile? Un intelligente articolo pubblicato sul sito di Electronic Frontier Foundation (EFF), ripreso anche sul blog di Luca De Biase, effettua un'analisi molto attenta sulla questione. Con molte perplessità, che condivido pienamente. La nuova politica promossa da FB sulla privacy è apparentemente molto tranquillizzante per la tutela delle informazioni personali e qui sta l'inghippo. Se l'utente si sente più sicuro, inserirà spontaneamente più dati su di sè. Ossia quello che i vertici di FB vogliono. E' un'operazione sicuramente furba ma non troppo bella nei confronti di 350 milioni di utenti. Soprattutto per il fatto che i default settings sono molto più "aperti" di prima. E' vero, nessuno costringe nessuno a usare il social network e a inserire determinate informazioni. La verità è che la nostra privacy è prioritaria quando passiamo davanti a una telecamera o quando dobbiamo compilare un modulo. Poi andiamo su FB e mettiamo di tutto, senza problemi. Un po' di coerenza, ogni tanto, ci Farebbe Bene.

giovedì 3 dicembre 2009

La rivoluzione dei contenuti

La gestione della conoscenza è una priorità assoluta ma non tutti ne percepiscono l'importanza. In questi giorni, Rupert Murdoch ha sostenuto la necessità di far pagare le notizie agli utenti, principalmente per avere soldi sicuri (e cambiando totalmente idea rispetto a 3 anni fa, ma si sa che la crisi provoca anche questi effetti). E Google ha accettato questa "visione del mondo". Ma il modo di pubblicare le news è solo un aspetto del mare magnum della gestione dei contenuti disponibili sul Web. Internet ha aperto infinite porte per permettere a chiunque di accedere, gratuitamente e in pochi secondi, a informazioni che solo qualche anno fa erano limitate a chi comprava e leggeva quotidiani, riviste e libri. L'utente ha un ruolo del tutto attivo, ricerca ciò che gli interessa, e non più passivo, quando "accoglieva" ciò che gli veniva dato, pur criticamente. Le persone cercano interattività, personalizzazione e qualità nei contenuti e l'offerta deve adeguarsi in questo senso.

E' una rivoluzione ancora in atto e serve tempo per analizzarne gli effetti. Di sicuro, la prima impressione è che la grande maggioranza di organizzazioni, enti e aziende che si presenta sul Web non ne ha ancora percepito l'importanza. Se la situazione non muta, questi soggetti ne pagheranno le conseguenze nel prossimo futuro. Vediamo perché. Wikipedia dice che la gestione dei contenuti ha 5 fasi nel suo ciclo di vita (ci ho messo 3 secondi a trovare queste informazioni, prima avrei dovuto saperle o andarmele a cercare in qualche libro) e la situazione attuale è questa:
  • Creazione: i contenuti spesso sono creati attraverso veloci "copia e incolla" da materiale del tutto diverso per caratteristiche e finalità e, per questo, sono poco fruibili via Internet.

  • Aggiornamento: in tantissimi casi, c'è una scarsa attenzione all'update dei portali, sia a livello di notizie (news del 2007 ...) che di contenuti (profili che si fermano agli "anni 2000"), per questo gli utenti vanno alla ricerca di altre fonti, non controllabili.

  • Pubblicazione: spesso ci si limita a dare l'ok alla "messa online", senza una necessaria correzione della bozza che evidenzi incongruenze o refusi, generando errori evitabili con 3 minuti di lavoro in più.

  • Traduzione: è vero che molti siti danno la possibilità di accedere ai contenuti in altre lingue, inglese in primis, ma spesso le traduzioni sono fatte frettolosamente e non prendono in minima considerazione le diversità culturali e comunicative esistenti tra persone di Paesi diversi.

  • Archiviazione e utilizzo: i contenuti sono quasi sempre "dati in affido" a una singola persona o a un singolo team, che provvede a pubblicare e archiviare queste informazioni senza condividerle e rendendole, spesso, "invisibili".

Un quadro a tinte fosche? Sicuramente si, ma si può fare qualcosa in modo efficace e sufficientemente veloce. E' necessario che la gestione dei contenuti sia percepita come un'attività fondamentale per qualsiasi organizzazione e che siano sviluppati strumenti adatti per realizzare, gestire e, soprattutto, condividere le informazioni. E' una vera e propria rivoluzione culturale per chi ha sempre pensato a "comunicare col megafono" (come direbbe Franco Perugia) e a informare i propri ascoltatori, senza badare troppo ai piccoli errori. Un utente medio ci mette tre secondi a scoprire il vostro sbaglio e a condividerlo in rete. Non era meglio pensarci prima tre secondi in più?