lunedì 7 ottobre 2013

Non è paura del Web, è non conoscenza del Web

Gli italiani hanno paura "del Web"? Al di là della frase messa così, quelle frasi giornalistiche un po' grottesche se le leggi due volte, un articolo di Repubblica sostiene questa tesi. A mio parere, ha le sue ragioni: il 93% degli intervistati teme che la propria privacy possa essere violata su Internet. Sinceramente, anch'io farei parte di quel campione se me lo avessero chiesto. Tuttavia questo è solo un aspetto della medaglia, ce n'è uno molto più inquietante, riassunto benissimo da Ernesto Bellisario in un tweet.

Come accade spesso a chi non conosce bene qualcosa, si passa dalla paura del non conosciuto alla fiducia totale in un amen. Si è insicuri, ci si fida e si spera che tutto vada bene. Conosco decine di persone che sono del tutto restii a fare operazioni normali su Internet (tipo comprare qualcosa), ed è legittimo. Poi tuttavia queste stesse persone si trasformano completamente se l'ambiente è un Social Network, allora mostrano anche le foto dei figli nella vasca da bagno. Sono matti? No, si illudono di conoscere qualcosa in base a un paio di elementi. Come se uno si convincesse di saper guidare perché capisce come accendere il motore e come si accelera con un pedale. 

Non è mia abitudine fare analisi sociologiche, non è il mio campo e non mi compete. Faccio un semplice esempio personale. In un'altra vita ho fatto rilevazioni statistiche per l'Istat e mi ricordo ancora i minuti davanti alle mute porte di casa per convincere anziane signore ad aprirmi la porta. Tutto giusto, per carità: uno sconosciuto con un tesserino che vuole entrare in casa mia, siamo matti? La questione interessante però arriva quando mi aprivano: dopo 5 minuti mi offrivano il tè coi biscotti, mi lasciavano solo per andare a prendere il contratto d'affitto e altre cose. Si passava quasi istantaneamente dalla non fiducia alla fiducia smodata. Io dicevo loro: "signora, può aprire l'elenco telefonico, chiamare il centralino del Comune, chiedere dell'ufficio XY e il mio responsabile le confermerà la mia identità". Nessuno l'ha mai fatto e mi sono sempre chiesto cosa gli costava.


Lo stesso atteggiamento viene seguito dalle aziende. Alcune passano da una sfiducia totale verso l'Internet "che fa perdere solo tempo" ad aprire avventurose pagine su Facebook solo perché "l'ho letto sul Sole 24 Ore" oppure, peggio ancora, "perché l'hanno già fatto i miei concorrenti". Non si tratta di fiducia, si tratta di conoscenza, di cultura, di consapevolezza. Se uno si impegna a conoscere le cose, le paure restano ma si conoscono molto meglio. E non si superano perché ci si fida ma perché ci si prende una piccola ma ben valutata responsabilità. Cambia tutto. Non è saltare nel vuoto (non lo faccio, non lo faccio, ok, mi butto), è arrampicarsi per raggiungere una vetta.

(Photo credits: http://www.zwiglhof.com/aktivitaeten/)

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