mercoledì 14 marzo 2012

Scrivere un libro, parte prima


Nelle ultime settimane, come sanno perfettamente le persone che mi gravitano vicino (perché mi stanno sopportando), sto terminando di scrivere un libro. Un insieme di passione, notti insonni, occhiaie e cose da leggere. Il tema è professionale e riguarda la creazione di contenuti di qualità per Internet ma, non essendoci da parte delle aziende consapevolezza su cosa siano i "contenuti per il Web", avrà un titolo un po' diverso. Si tratta di una cosa che ho sempre voluto fare, uno di quei piccoli sogni che spesso rimangono nei cassetti. Nel 2011 mi ero deciso a fare un ebook, una cosa semplice e veloce sul tema che mi affascina di più, ossia la comunicazione nel settore delle rinnovabili. Invece è capitata una bella occasione con casa editrice seria, curatori di collane, editor che verificano i testi e deadline da rispettare. Ne saprete di più a breve, intanto voglio fare alcune considerazioni. Ho materiale per due post, come Tarantino aveva materiale per due Kill Bill (scusatemi il paragone).

Scrivere un libro è bellissimo di per sè ma è davvero dura: a me nessuno l'aveva mai detto esplicitamente. Ci vuole un impegno costante per mesi e, a meno che uno non faccia lo scrittore di lavoro, si deve lavorare part-time. Se hai una famiglia, due bambini, il tennis e una vita, incastrare il tutto ha del miracoloso. Tornando a noi, ecco alcune considerazioni positive sul fatto di scrivere un libro (entro la settimana scriverò quelle negative):
  • Possibilità di analizzare seriamente un tema: per scrivere un libro, devi consultare più fonti, cartacee e digitali, capire quali siano più autorevoli, più affidabili e più utili al tuo scopo. Devi analizzare, tagliarle, incollarle e integrarle nei tuoi discorsi. Si tratta di quello che si fa per un post, ma elevato alla potenza. Una fase utilissima per farsi un'idea, ragionata, su alcuni aspetti che di solito si trattano in modo più leggero e veloce. Sei costretto a fare un salto di qualità.
  • Trovare un tuo stile: fare un post di 2.000 battute con un unico stile è abbastanza facile, farlo per un libro di 160 pagine è molto, molto più dura. Nei mesi il tuo modo di scrivere cambia, si evolve e si espande (accade, ve lo assicuro), nel libro invece devi rimanere sempre coerente con te stesso. Trovare uno stile che vada bene per tutto il libro non è facile ma è un esercizio importantissimo.
  • Essere nella testa del lettore: quando scrivi un post, quelli che lo leggono lo fanno velocemente, comodamente e... gratis. Se qualcuno si compra il tuo libro, ha investito su di te non solo in termini di fiducia ma anche economici. Questo ti responsabilizza, ti fa essere attento a ogni parola, a ogni esempio, per non essere mai banale e scontato. Rileggere un capitolo che hai scritto mesi fa con gli occhi di un lettore è una lezione illuminante su quanto puoi diventare il peggior critico di te stesso.
  • Un libro è sempre vivo: si scrive un capitolo, lo si arricchisce, lo si verifica, lo si corregge. Va bene, è pronto. Qualche minuto dopo su Twitter ti segnalano una notizia su quel tema davvero interessante: inserirla o no? Certamente, si dirà. Questo processo tuttavia non ha una fine teorica, un capitolo è sempre in fieri. Solo stabilendo una deadline ci si può salvare, tenendo conto che qualche imprecazione, quando si andrà in stampa, ci sarà sicuramente. Meglio essere preparati al "ma non poteva uscire due mesi fa questa ricerca?!", perché arriverà.
Finisco il primo tempo di questo post con due citazioni. "I libri sono specchi: riflettono ciò che abbiamo dentro" sostiene Carlos Ruiz Zafón. E Borges aggiunge: "il libro non è un ente chiuso alla comunicazione: un libro è una relazione, è un asse di innumerevoli relazioni". Un libro sei tu e le tue relazioni, ma è anche una sfida molto dura. A breve la seconda parte (eccola), io torno a scrivere.

Aggiornamento di metà Giugno 2012: il libro è ufficialmente in libreria, si intitola "Promuoversi mediante Internet", qui trovate il post dedicato. Un'enorme soddisfazione. Perché sta vendendo bene ma non è l'unica cosa che conta.

(la foto è un omaggio a "L'uomo senza sonno", film con un titolo che andrebbe benissimo per descrivermi) 

2 commenti:

  1. Condivido. Scrivere un libro è duro. Qualsiasi sia l'argomento o il pubblico di riferimento. E non è garantita una equa retribuzione, come non è garantito di trovare nell'editore una persona seria e non un furfante. Il mondo dell'editoria è difficile di suo.

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  2. Carolina, a quanto pare, ho trovato persone affidabili, compreso l'editore. Della questione della retribuzione prevista e di altre cose parlerò nel secondo atto del post, che pubblicherò a breve. Ci saranno i "meno", non solo i "più".

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