venerdì 1 febbraio 2013

The paper strikes back

La fredda cronaca. Newsweek, anzi il suo controllante The Daily Beast, annuncia a ottobre 2012* (qui l'annuncio ufficiale), con forte clamore mediatico, la chiusura delle rotative per la fine del 2012*, dopo 78 gloriosissimi anni di storia. Vengono creati decine di articoli e post sulla fine della carta (uno su tutti, il WSJ), sul futuro che avanza, sul bit che vincerà e via discorrendo. Come sapete, io sono piuttosto scettico sulla morte prematura della carta (e non sono il solo, fortunatamente) però la notizia c'era, senza dubbio. Newsweek, mica una testata qualsiasi, andava solo online e ci scrivevo un post pure io, nel mio piccolo. Parlavo di "scommessa in tutto e per tutto" e concordavo sull'opinione di tanti addetti ai lavori che fosse "un salto nel vuoto". In bocca al lupo, però, per il coraggio.

Tutto bene fino al primo febbraio. Su Twitter appaiono le foto di un Newsweek cartaceo datato 3 febbraio 2013, con un grosso titolo, molto suggestivo, in copertina (vedi il tweet sotto).
Un dietrofront dopo solo un mese dalla "fine della carta"? Alcuni, in primis Piero Vietti, ipotizzano un fake molto ben fatto ma in queste ore il dibattito si alimenta. Viene fuori che l'editore, viste le proteste dei lettori e il fatto che a livello mondiale, al di qua dell'Atlantico, la carta la fa ancora da padrona, ha rimesso in moto le rotative. Certo, a quanto pare le copie diffuse sono solo 2mila per l'Italia (a dicembre erano 10mila) ma ci sono. Considerazioni? Troppo prematuro per farne di complete, anche perché ci si aspetta di avere news ufficiali a breve (vedi qui...), vedi qui sotto qualche anticipazione.


Quel che è certo è che la morte della carta non è così imminente e che se un gruppo di peso come quello di The Daily Beast/Newsweek (ora Newsbeast) fa una repentina sterzata (diciamo non un'inversione a U) appena un mese dopo aver imboccato il bivio più importante della sua storia moderna, c'è da riflettere. Un modello sostenibile e replicabile per gestire il passaggio da carta a digitale non c'è ancora, questa è una conferma molto pesante. Il digitale non garantisce ancora, almeno fuori dagli USA, profitti ampi e solidi, finché non lo fa sono scommesse. Che si possono vincere, ma anche perdere. Stiamo a vedere, il post sarà aggiornato.

Aggiornamento delle 9 di lunedì 4 Febbraio
Cercando aggiornamenti in merito alla questione, trovo il post del "solito" Piero Vietti: non ne sanno niente neanche in redazione. Citiamo spesso, io per primo, gli americani come esempio virtuoso di cultura comunicativa. In questo caso, non si può dire altrettanto. Newsweek esce cartaceo al di fuori degli USA, smentendo in modo netto quanto detto da Tina Brown tre mesi fa, e non ci sono notizie ufficiali in merito? Anzi, si torna a "chiedi all'ufficio stampa, se sei giornalista". Se questo è il futuro, sa molto di passato. E non è un complimento.


*Aggiornamento di martedì 5 febbraio
Il giornalista, e amico, Carlo Felice Dalla Pasqua mi fa notare come, per ben due volte, io abbia scritto "2013" al posto di "2012" nel post qui sopra, alla seconda e quarta riga. Sapendo quando ci tengo al fact checking e alla visibilità della correzione di ogni notizia, provvedo a correggere i due refusi: tutto merito suo, che ha perso qualche minuto del suo prezioso tempo per aiutarmi a migliorare la qualità del mio post.

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