martedì 5 novembre 2013

Pasta e pomodoro


Due notizie recenti portano alla ribalta due aziende molto conosciute, una produttrice di pasta e l'altra di pomodori, con iniziative e obiettivi molto diversi. Ho un paio di considerazioni da fare su ognuna delle due.

Iniziamo dalla pasta. Un marchio molto conosciuto ha dovuto gestire un crisis management piuttosto complesso qualche settimana fa: ieri ha annunciato che sta portando avanti iniziative su "Diversità e Inclusione" (con le maiuscole, bah). Nella sostanza, si crea in azienda un board di persone per migliorare la qualità della cultura aziendale "in merito a orientamento sessuale, parità tra i sessi, diritti dei disabili e questioni multiculturali e intergenerazionali". In più, la società comunica la nomina di un "Chief Diversity Officer" (...) e di partecipare  al Corporate Equality Index (trovate tutto qui).

Per carità, qualsiasi cosa che possa provare a migliorare la qualità della cultura e della comunicazione aziendale non è mai negativa. Però mi sembra una reazione più di pancia che di testa a quella crisi che, ripeto, aveva un unico problema: il capo aveva espresso un parere personale, opinabile e criticabile quanto si vuole ma pur sempre legittimo, scambiandolo per quello aziendale. Da questa nuova iniziativa io, uomo della strada, capisco che quella azienda aveva problemi più grossi di diversità e inclusione rispetto a quella dichiarazione se deve nominare un responsabile specifico per risolvere questo problema. Se non è così, come credo, allora l'azienda non sta facendo bene il suo lavoro perché mi sta dando un'immagine sbagliata. 

La seconda news riguarda un famoso produttore di pomodori, sul quale si è scatenata una polemica su un'iniziativa di comunicazione con un tempismo molto preciso. Qui la mia idea è piuttosto chiara: la società promuove da sempre la provenienza dei propri prodotti e il legame con il territorio di appartenenza, si tratta della sua unique selling proposition. Ora la ribadisce con forza con una campagna ad hoc. Lo dico chiaro e tondo: ha tutto il diritto di farlo. Perché non sfrutta il momento per realizzare una campagna nuova e molto mirata in reazione a una notizia (pensiamo al caso della pasta citato sopra) ma sottolinea quello che è, cosa fa e che prodotti produce. Si tratta di normale concorrenza di mercato, dove un'azienda punta a rafforzare il proprio posizionamento nei confronti dei competitor. Se da altre parti hanno grossi problemi di altro tipo, sarebbe meglio far polemiche su chi doveva controllare il rispetto di certe norme e non fissarsi su fantomatiche "campagne di discriminazione territoriale indirette". Perché perdiamo tempo, tutti, e non ne abbiamo bisogno.

(Photo credits: http://pennaeforchetta.blogspot.it/2010/08/basta-poco.html)

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