lunedì 11 gennaio 2010

Azienda e blog: come nasce una relazione

C'è una certezza: le aziende italiane, specialmente le PMI, sono quasi completamente estranee alla "rivoluzione sociale" in atto oggi sul Web. I social network sono percepiti dai vertici aziendali quasi esclusivamente come una minaccia alla produttività dei propri dipendenti (post dedicato al tema) e non come una risorsa da utilizzare per il (proprio) futuro. Non è poi così strano: le imprese italiane sono molto indietro per quanto riguarda molti aspetti legati al marketing e alla comunicazione, questa è un'altra certezza. Forse perché le redini del comando vengono mantenute da persone, spesso over 60, la cui cultura generazionale le porta a sottostimarne l'importanza. Da noi, il concetto "vendere, vendere, vendere" è ancora molto forte. C'è una strada da seguire per iniziare a portare le imprese verso il Web 2.0?

Il corporate blog può essere un'ottima soluzione, per più motivi. Ha una struttura molto semplice da realizzare e da comprendere, prevede bassi costi iniziali e permette di usufruire di una grande versatilità (si possono pubblicare testi, foto, video, podcast, sezioni interattive e molto altro). Per questo, è una piattaforma ideale per iniziare quel percorso di interattività e di creazione di relazioni, interne ed esterne all'azienda, che sta alla base stessa del successo dei social network. Attraverso il blog, l'azienda può comunicare attraverso testi realizzati dal Presidente (con toni necessariamente meno ingessati e formali rispetto al solito), con un magazine digitale, con una propria WebTV o WebRadio. Se da anni ci riescono i ragazzini, le potenzialità teoriche di un'azienda sono enormi. Con semplicità, bassi costi e... una facile verifica del ritorno dell'investimento in termini di accessi, numero di commenti e pagine visitate (non di vendite, mi raccomando!).

Attraverso il blog, un'azienda può iniziare a dialogare davvero in un'ottica bidirezionale, con i propri clienti (e non solo con l'ufficio stampa o la pubblicità) e i propri dipendenti (non più con le informazioni date in bacheca o nelle buste paga, come viene fatto da 40 anni). Loro possono dare feedback fondamentali per capire cosa sta funzionando e cosa no, quali strade si potrebbero seguire e contribuire così a creare relazioni fondamentali a livello di business. Qui sta la vera rivoluzione: non si deve solo parlare (spesso "con il megafono"), ma anche, e soprattutto, ascoltare. Con attenzione. Iniziare a riflettere su questa evoluzione dei ruoli sarebbe già un grande passo avanti per una PMI nostrana.

Gli esempi sono numerosi, specialmente negli Stati Uniti (alcuni sono citati su questo post di Visibility Magazine). Molte aziende italiane stanno cogliendo l'occasione offerta da questi mesi di magra per "aggiornare" i loro portali attraverso l'utilizzo di standard moderni (niente di fantascientifico, strutture ordinate, immagini in flash e testi non copiaeincollati). Devono rendersi conto che il Web si sta aggiornando anche lui e il 2.0 è pieno di opportunità. A patto che non lo si faccia perché bisogna "vendere, vendere, vendere" o perché lo fanno tutti. Iniziamo a comprendere l'importanza di costruire relazioni con i clienti, per farsi degli "amici" su Facebook c'è sempre tempo.

2 commenti:

  1. Ciao Riccardo,
    come ho scritto recentemente (http://webspecialist.wordpress.com/2009/06/04/la-mia-azienda-dovrebbe-avere-un-blog/) credo che ogni azienda potenzialmente possa avere un blog.

    Culturalmente ciò però comporta una vera rivoluzione nell’azienda: non avrete lo stesso controllo che potreste vantare sul vostro sito tradizionale, o almeno che credete di avere (in quanto chi vuole parlare di male di voi lo può fare in mille altri siti).

    Servono dunque sponsor interni e corretto approccio mentale. E non è ancora facile trovarlo in Italia.

    RispondiElimina
  2. Ciao Gianluigi, per fare quel salto di qualità culturale necessario per capire bene i vantaggi (tangibili) che un blog può offrire, gli sponsor interni devono essere forti e numerosi. Nella realtà, gli stessi responsabili marketing spesso non "sponsorizzano" come dovrebbero oppure snaturano il senso stesso del blog, trasformandolo in una newsletter in aziendalese. Eppure, come dici giustamente tu, ogni azienda può avere un blog. Spero che lo capiscano presto.

    RispondiElimina