E' la Notizia di oggi. Il giudice Oscar Magi (quello di Abu Omar, fa notare Luca De Biase) ha condannato in primo grado alcuni responsabili di Google Italia per il caso del bambino affetto dalla sindrome di Down pubblicato su Google Video. L’accusa è violazione della legge sulla privacy (sono stati assolti per le accuse di diffamazione). Bene, questo dice la sentenza, ma quali saranno le conseguenze per il futuro degli user generated content? Se io deciderò di pubblicare un video di due amici su YouTube, dovrò avere la loro liberatoria? E se non ce l’ho, il provider ne sarà responsabile?
Come fa notare giustamente Dario Salvelli sul suo blog (il titolo è molto forte), il problema non è nuovo, anzi è sempre quello: chi controlla i contenuti? Purtroppo, i casi vengono tirati fuori quasi sempre da sentenze del giudice di turno (dal crocifisso a Google) che generano conseguenze previste e prevedibili: la nascita di due schieramenti, contrapposti e quasi integralisti. Succederà anche questa volta, con il confronto acceso tra i sedicenti paladini del diritto alla privacy e gli autoproclamati difensori della libertà assoluta di Internet. Come sempre, “in medias stat virus” (non nei “media”, mi raccomando). E’ ovvio ed evidente che se uno gira e pubblica un filmato su un bambino affetto dalla sindrome di Down che viene picchiato non è giusto né accettabile. Ma non è altrettanto giusto che ognuno debba chiedere permessi firmati ed approvati per pubblicare il video del compleanno su YouTube.
Non sono la persona giusta, sono un comunicatore non un legislatore, ma visto che questo latita da un bel po’ sulla questione, mi permetto di fare una considerazione. Per pubblicare un commento su un blog (o su un forum) ho quasi sempre la necessità di aspettare la “moderazione” di ciò che dico da parte del responsabile. E’ una cosa assolutamente normale, nessuno ha mai tirato fuori una supposta negazione della libertà di parola. Bene, ma su YouTube vengono caricate circa 20 ore di video ogni minuto. Come si può fare?
Se un controllo a priori è praticamente impossibile, lo si faccia a posteriori. Ogni provider potrebbe creare un team in ogni paese dedicato a ricercare video che ledano la dignità e/o la privacy delle persone. Con l’aiuto delle segnalazioni degli utenti, di quel 99,9% (periodico, ovviamente) a cui non è mai passato neanche per l’anticamera del cervello più piccolo di pubblicare immagini di un bambino affetto dalla sindrome di Down che viene picchiato. User Generated Monitoring? Quello che si sa di sicuro è che penalizzare centinaia di milioni di utenti che pubblicano su YouTube filmati che coniugano genio e divertimento, informazione e creatività non è la soluzione giusta. Legislatori di tutto il mondo, svegliatevi. Con una priorità: l’esigenza è controllare i contenuti, contenendo i controllori. I giudici hanno già un sacco di cose da fare.
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