martedì 12 marzo 2013

Gli errori di gioventù del neuromarketing

Ho parlato più volte di neuromarketing, ossia quella disciplina che analizza come i messaggi che ci arrivano dall'esterno, spontanei o creati ad hoc per la comunicazione, influenzano il nostro cervello e il nostro processo decisionale. Certe volte ne ho parlato bene, altre meno. Il tema è sicuramente affascinante ma ritengo che, come sempre, serva mantenere un approccio realistico e distaccato, come su tutti i vari temi legati alla comunicazione. Non esistono soluzioni magiche, il neuromarketing non fa eccezione. Si tratta di una disciplina ancora giovane (è balzata agni onori delle cronache nel 2009) che, proprio per questo motivo, paga i tradizionali errori di gioventù. I media ci sono andati a nozze con questi temi ma, ripeto, più per dare notizie di colore che qualcosa con un fondamento scientifico solido.

Oggi molti scrivono che il neuromarketing ha deluso le attese, perché non ha dimostrato l'esistenza del famoso "bottone d'acquisto" nel nostro cervello. Io dico che forse c'eravamo fatti troppi viaggi mentali, tutto qui. Sappiamo ancora relativamente poco di come operano i nostri neuroni: basta un po' di logica e buon senso per capire che se un'area si "accende" non vuol dire che siamo "appagati" o "ansiosi" al 100%. I fattori che incidono sono molteplici e non sempre univoci. Certo, escono comunque notizie interessantise colossi ci credono hanno le loro buone ragioni (ma leggete anche chi ha scritto l'articolo, il nome del suo sito e il titolo del suo libro). L'arte della persuasione esiste da millenni e noi dobbiamo avere la pazienza, e l'onestà intellettuale, di aspettare studi certi che ci facciano capire meglio come ragioniamo, come decidiamo, come valutiamo. Capire meglio, non tutto.

In attesa di avere conferme da professionisti molto più preparati di me in questo campo, mi limito a dare un consiglio basato sull'esperienza: puntate sulla creatività, sull'entusiasmo e sulla passione per quello che fate. Queste sono armi magiche in grado di generare empatia in coloro che ci guardano. Non ci sono controindicazioni e se i clienti ci mettono un po' più tempo per decidere in nostro favore, dobbiamo avere pazienza. La mente umana rimarrà misteriosa ancora per un po'.

2 commenti:

  1. Ottima riflessione! Anche se devo dire che in realtà ci sono delle scienze giovani, come per esempio la PNL che danno maggior respiro ad alcune tecniche applicate di neuromarketing, delineandone quasi esattamente (ma non completamente) i confini.

    Per esempio in questo articolo:
    http://www.riccardocruciani.it/neuromarketing-potenza-delle-parole
    riporto un'analisi approfondita di una nota tecnica di neuromarketing, che innesta le sue radici nel campo della programmazione neuro linguistica.

    E' vero, la scienza è ancora giovano per trarre conclusioni certe, ma devo dire che siamo sulla buona strada :-)

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  2. Letto l'articolo, davvero molto interessante. E concordo in pieno con te: non sono un tecnico ma stiamo facendo passi avanti sulla PNL di cui ci renderemo conto solo nel prossimo futuro. Ti sei conquistato un lettore e un follower su Twitter. :-)

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