mercoledì 17 marzo 2010

La rivoluzione dei contenuti: una strategia

La gestione dei contenuti è un tema che mi sta molto a cuore perché lo ritengo "rivoluzionario" (un altro post sul tema). Per questo, faccio un piccolo esperimento. Digito "Content Management" su Google, attendo i risultati, leggo. A parte una scarna pagina di Wikipedia, tutti i primi risultati riportano anche il termine "System" alla fine. Cioè, applicazioni CMS, software, prodotti. Sicuramente i vari SEO hanno lavorato bene però la cosa mi fa pensare. Come già detto qualche giorno fa, siamo in una Age of Innovation di cui ci renderemo davvero conto solo tra qualche anno. Oggi, probabilmente, i nostro occhi sono ancora focalizzati sulle fantastiche prestazioni degli strumenti e delle applicazioni tecniche di cui possiamo disporre (tutto il mondo che va da Facebook all'iPad) e poco ai contenuti che vengono "trasportati". E forse sta qui la vera, nuova frontiera: la gestione dei contenuti sul Web.

Il content management sembra una cosa piuttosto vecchia ma è solo apparenza. L'evoluzione della tecnologia a disposizione, velocissima, non è stata ancora seguita da un analogo processo per quanto riguarda i dati e le informazioni che essa si occupa di gestire e distribuire. Un esempio classico: chiunque può consultare una moltitudine di siti Internet, tantissimi sono "costruiti" bene ma quanti sono "scritti" bene? Quanto ci mettiamo a trovare le informazioni che ci interessano davvero? E siamo soddisfatti di quello che reperiamo? Come dice Kristina Halvorson nel suo libro "Content Strategy for the Web", di grande successo negli Stati Uniti (il che è tutto dire), "fare una strategia relativa ai contenuti è un'impresa complicata. Pianificare la realizzazione, la distribuzione e la gestione dei contenuti richiede input provenienti da molteplici fonti, di cui la grande maggioranza sono esseri umani. E questo vuol dire che è una cosa complicata".

Spesso le organizzazioni che vogliono mettere contenuti sul Web non hanno né una chiara idea di cosa hanno già a disposizione né di quello che vogliono far pubblicare davvero. Per questo, spesso si genera uno strano processo per cui qualunque documento, immagine o video realizzato con un minimo di criterio debba essere messo su Internet. Tralasciando un particolare: non interessa a nessuno, tranne a quelli che l'hanno realizzato (spesso per tutt'altri motivi). E' vero che il Web offre spazi teoricamente immensi (pensiamo a YouTube) ma questi devono essere occupati con una strategia definita alle spalle. Kristina Halvorson dice esplicitamente "Do less, not more". Eccitati dalle potenzialità immense offerte dal Web, social media in primis, ci sembra un concetto strano. Serve riflessione, che ne dite?

2 commenti:

  1. Sto leggendo lo stesso libro, e sono completamente d'accordo sull'importanza (troppo spesso sottovalutata) dei contenuti rispetto agli strumenti. Purtroppo è più semplice placare l'ansia scegliendo un CMS piuttosto che affrontare il nodo del "cosa sto dicendo, cosa serve che io dica"..

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  2. Innanzitutto, sono onorato di avere un tuo commento sul mio blog. Pensa che ho proprio finito di scrivere un post di commento alle questioni trattate da "iperconnessi per lavorare meglio" di Common Sense Dispenser. Se non è telepatia, poco ci manca.

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