giovedì 12 maggio 2011

Sprecate le parole, non l'acqua

La questione dell'acqua pubblica e tutta la comunicazione che è legata a questo tema mi affascina molto. E non da oggi (basta leggere qui). In particolare, mi colpisce l'intensa attività di certe lobby impegnate in un ambito dove il "prodotto" è legato da sempre a parole come semplicità e limpidezza. "Semplice come bere un bicchier d'acqua" o, almeno, dovrebbe esserlo. Invece da qualche tempo gli attacchi, diretti o indiretti, all'acqua pubblica si sprecano (vedi qui). L'ultimo caso, che non sarà comunque l'ultimo (e i cui protagonisti, alla fine, sono quasi sempre gli stessi), è legato alle caraffe filtranti (leggi qui). Pare che questi prodotti, entrati nell'uso comune (anche a casa mia, accendendo la curiosità di mio figlio), non solo non migliorano la qualità dell'acqua ma anzi la peggiorano, con rischi potenziali per alcune categorie di persone. Bene, e allora? Necessita un chiarimento a livello di comunicazione.

Partiamo da un assunto, un dato di fatto che è dimostrato, inattaccabile e che non mi stancherò mai di ripetere: l'acqua di rubinetto è molto, molto più controllata di quella in bottiglia e ha valori imposti dalla Legge molto più rigidi (vedi qui, nota 1). In più, costa molto, molto meno (a Venezia, un litro di acqua del sindaco costa circa 1.000 volte in meno rispetto a quella in bottiglia). E questo già basterebbe per fare due più due ma restiamo sul pezzo: e le caraffe? Una persona di grande esperienza nel settore chimico, il prof. Armando Zingales, con cui ho indirettamente collaborato a livello aziendale, ci spiega bene la situazione: può essere vero perché spesso i filtri non vengono cambiati quanto dovrebbero dalle persone che le comprano. Cioè, il problema vero non starebbe nelle caraffe stesse ma nel loro corretto uso. E qui la situazione cambia di parecchio. Con lo stesso ragionamento, se lasciamo 6 bottiglie di plastica con acqua minerale per lungo tempo in luoghi inadatti alla loro conservazione (posti particolarmente caldi o sotto il sole), probabilmente non manterranno le stesse qualità originarie. Dipende da noi, insomma, come (quasi) sempre.

Si fa in fretta a chiudere il caso. La grande maggioranza delle acque di rubinetto in Italia è di ottima qualità e questo è un dato incontrovertibile (basta leggere qui). L’odore iniziale, anche se può essere fastidioso, ne è la garanzia. Per eliminarlo come si fa? Basta lasciar decantare l’acqua in una caraffa aperta in frigo, senza filtri. L'unica discriminante è che sia, ovviamente, ben pulita. Oppure basta usare le caraffe correttamente, a quanto pare. In ogni caso, per citare Guido Ceronetti, "sprecate pure le parole e le occasioni, ma non l'acqua".      

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