venerdì 6 luglio 2012

L'onore della carta


Finalmente ho in mano il mio libro, cartaceo: una sensazione davvero particolare. La cosa mi ha fatto anche riflettere: su questo blog ho probabilmente molte più persone che mi hanno letto e mi leggeranno rispetto a quelle che lo faranno sulla carta. Perché il blog lo trovi in un secondo con Google, quando vuoi, non lo devi cercare e tantomeno comprare. Vedo tanta gente online che parla di comunicazione online però finisce immancabilmente per scrivere un libro: va benissimo, c'è anche l'ebook, ma non è tutto qui. Ora capisco molto meglio il perché, soprattutto tenendo conto del titolo stesso del mio libro. Pensare a una persona che legge le parole di inchiostro scritte da me mi da più soddisfazione, come se ci fosse un rapporto più intimo e particolare.

Ho scritto un libro sulla comunicazione online ma rimango stregato dalla vecchia e conservatrice carta. Perché? Forse siamo in una fase di transizione in cui anche noi, addetti ai lavori, che la meniamo con Internet, relazioni online e dialoghi in tempo reale, non siamo ancora sufficientemente maturi per abbandonare davvero la carta. Forse è solo un pizzico di romanticismo o la realizzazione di vecchi sogni di gioventù, quando scrivere un libro o diventare giornalista era l'aspirazione ideale e idealizzata. Poi, con l'andare degli anni, ti accorgi che con queste cose non ci campi. Però i sogni rimangono vivi e vegeti, dentro di te, da qualche parte.

In più, vedi la reazione delle persone, anche quelle più vicine a te. Mio padre va in libreria a comprare copie per i parenti. Mia suocera aspetta trepidante di vedere il mio nome sulla copertina. E anche gli amici, miei coetanei e under 40 (ancora per poco), subiscono il fascino di questa cosa. Ho già descritto le sensazioni provate nella fase di scrittura (qui e qui), ora volevo solo dire cosa si prova ad avere in mano il volume cartaceo. Ripeto, non sono numeri o risultati a contare. "Scrivere è leggere in sé stessi" diceva Max Frisch. Forse sta tutto qui.

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