Cos'è il Green Marketing? Un interessante spunto di discussione è venuto fuori da un amico e un ottimo blogger, Daniele Vinci: perché si parla poco del Green Marketing? Ho espresso la mia opinione: è ancora un ambito di cui si parla tanto ma si fa poco. Molti dicono che possa essere un'arma vincente perché le persone sono disposte a spendere un po' di più per comprare prodotti di aziende ecosostenibili (qui c'è un altro post interessante sul tema). Posso essere d'accordo. Un esempio interessante, e spesso citato, parlando di Green Marketing ci viene da Eni, con il suo portale e i suoi 24 consigli per risparmiare il 30% dei consumi energetici di una famiglia. Va bene, ma stiamo parlando di un'azienda che fattura oltre 108 miliardi (miliardi, non milioni) di Euro all'anno (nel 2009). E tutto il restante 99,9% di aziende italiane che le stanno sotto cosa fanno nel Green Marketing?
Innanzitutto, partiamo da Wikipedia, che definisce il Green Marketing come il "marketing of products that are presumed to be environmentally safe" (prodotti che si presume siano sicuri per l'ambiente). Il punto però non è il "si presume", che meriterebbe un post a parte. Il cuore del discorso è che la gamma di prodotti inclusi in questa definizione è enorme. Mette insieme cibi biologici e pannelli solari, pale eoliche e lampadine a basso consumo, raccolta differenziata e automobili, biogas e lattine di Coca Cola (col sito livepositively). Molte, troppe cose. In più, le attività portate avanti dalla aziende "green" spesso si risolvono in belle dichiarazioni di intenti, in cui le aziende ci dicono cosa faranno nel prossimo futuro ma non cosa stanno facendo oggi. Questo interesserebbe davvero alle persone ma, visto che sentono molte parole e pochi fatti (o, peggio, fatti che non capiscono), sono sempre più scettiche sul tema. Paradossale, no?
Bisognerebbe restare maggiormente sul pezzo, sul tema, sul "green". Un esempio. Quante aziende attive in Italia nel settore delle biomasse conoscete? In Italia, si stima che il quantitativo annuo di questo tipo di materiali residuali si attesti oltre i 25 milioni di tonnellate all'anno. Significa avere a disposizione una "ricchezza energetica" pari a 24-30 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio all'anno (le cosidette TEP). Tanto per dare un parametro, in Italia si "consumano" 80 milioni di tonnellate di petrolio all'anno. Abbiamo una ricchezza tale e se ne parla pochissimo. Perché? Le corporation petrolifere disinformano? I produttori di petrolio pressano lo stato italiano per mantenere il silenzio? Niente di tutto ciò.
Porto la mia esperienza. Il motivo vero per cui molte aziende italiane non comunicano a dovere nel settore delle biomasse è che le fonti sono i ciocchi di legna, il pellet, il cippato, i rifiuti vegetali e i liquami di origine animale. Ossia, materiali considerati "brutti, non comunicabili", quasi sgradevoli. "A chi vuole che interessino?". Invece produrre energia e gas da materiali di scarto è una notizia molto forte, non solo comunicabile ma da approfondire. Da spiegare. Da illustrare. Perché sono fonti "rinnovabili" alla portata di molti. Il marketing (green o non green) deve servire a questo, a spiegare cosa fa un'azienda, a evidenziare i vantaggi delle sue soluzioni, a parlare in modo franco e diretto alle persone.
Le fonti energetiche pulite, che sia la luce del sole o le biomasse, interessano alle persone, se vengono spiegate in modo coerente e semplice da capire. Per questo, il Green Marketing può essere una grande opportunità per le PMI italiane. A patto che investano sia nel "green" che nel "marketing".
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