Negli ultimi giorni, ho avuto un sacco di contatti con persone diverse, con esigenze diverse, con esperienze diverse. Ma tutte accomunate dal fatto di aver già lavorato con me. Ho sentito due grafici con cui avevo lavorato quando ero ancora in agenzia: con uno avevo realizzato una guida di Bologna (se andate nell'URP di piazza Maggiore e ne vedete una rosso mattone, è quella), con l'altro avevo collaborato per sviluppare un Corporate Magazine per un'azienda di costruzioni. In più, ho incontrato un Amministratore Delegato di una società di cui ho realizzato il sito e un responsabile del customer care con cui avevo collaborato per realizzare uno "sportello online" in un altro sito. Infine, ho sentito ora un'amica professionista: grazie a una bellissima chiacchierata su Skype, mi ha incluso nel suo prossimo libro e ci siamo aggiornati sulle ultime novità in fatto di richieste delle aziende. Oltre alla soddisfazione di poter parlare con persone valide attive in ambiti diversi, questo mi ha portato a fare una riflessione: perché tutte queste persone mi hanno contattato?
I progetti e le idee che ci stanno dietro sono attività troppo eterogenee per trovarci un indicatore comune, valido per ognuna. Ma tutti, in modo diverso, mi hanno parlato in modo diretto, quasi informale, molto amichevole. Non c'erano secondi fini, non cercavano di "vendermi" qualcosa ma mi hanno chiamato per coinvolgermi, per chiedermi, per spiegarmi, per approfondire qualche argomento. Questo mi ha riempito di soddisfazione. Perché significa che hanno lavorato bene con me, per progetti diversi e in condizioni del tutto differenti (lavorare in agenzia o da soli sono due condizioni diverse da ogni punto di vista). Spesso, si trova lo spunto per scrivere solo se ci si lamenta che un'azienda non comprende, che un presidente è troppo chiuso, che un ente non paga, che un progetto è stato snaturato. Questo post è differente.
Si tratta di un personalissimo caso di successo che dimostra quanto è importante avere un approccio con le "4 P". Non le variabili classiche del marketing mix, ossia produzione, prezzo, promozione e punto vendita. Bensì passione, perseveranza, pazienza e precisione. Una lezione che mi insegnò una mia collega quando ero un giovane stagista era che lavorare bene alla fine paga. Qualcosa del genere, comunque, lo diceva Richard Bach, uno dei miei autori preferiti: "più desidero che qualcosa sia fatto, meno lo chiamo lavoro".
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