venerdì 17 settembre 2010

Un anno da libero non professionista

Un anno fa nasceva questo blog, con un post dal titolo "Libero non professionista: perché?" Il 28 settembre 2009, esattamente 23 giorni dopo aver aperto la partita IVA. Lo so, oggi è il 17, mancano 11 giorni ed è pure venerdì. Ma mica bisogna essere rigidi come con i compleanni. Quel giorno iniziava una nuova vita per me, un futuro che non mi ero cercato ma che era arrivato. E lo si doveva affrontare. Dopo mesi di vita d'inferno, tra ritardi di pagamento degli stipendi e la necessità di mollare il posto che mi ero sudato per colpe non mie, avevo due scelte: fare il disoccupato per qualche mese (prendendo gli assegni che mi spettavano e vedendo come evolveva la situazione) oppure diventare libero professionista, accettando da subito la proposta di un'azienda ("collabora con noi, tu, da solo" e senza rete). Ho scelto la seconda. Scoprendo presto che lavorare da solo è bellissimo (niente capetti, soddisfazioni tutte tue, voglia di dare sempre il massimo, svegliarsi tutte le mattine insieme a tuo figlio) ma durissimo (autodisciplina ferrea, necessità di affrontare la burocrazia, confronti continui per essere pagato). E lo consiglierei.

Spesso mi si dice che non ho uno stipendio fisso (mia moglie me lo ripete spesso e la capisco in pieno). Tutto vero, però certi mesi guadagno il doppio di prima, altri metà. Non escludo ovviamente di ritornare a fare il dipendente, le scelte definitive sono altre. Ho solo capito che cambiare vita, ogni tanto, fa bene, anche se, in parte, sono altri soggetti che ti portano a farlo. Perché ti fa vedere le cose senza quelle strutture che ti sei autocreato. Da direttore di agenzia, spesso mi illudevo di saperne più di altri di comunicazione, forse perché avevo le spalle coperte (non troppo, come ho provato dopo sulla mia pelle). Da libero professionista, quello che sai lo devi dimostrare, sul campo, perché non c'è altro che la tua competenza a difenderti. Per questo, mi sono creato una rete di conoscenze che, oggi, mi rendo conto essere fondamentale per fare bene il mio lavoro. Persone che rispetto e stimo, con cui parlo dal vivo, su Skype, su Facebook, su Friendfeed, al cellulare, etc. Prima forse le avrei viste diversamente, in modo competitivo non collaborativo. Lessons to be learned.

Libero non professionista è nato col "non" perché i due termini, insieme, mi sembravano quasi antitetici. Volevo essere libero senza la necessità di "essere professionista di qualcosa a tutti i costi" (si capisce come il biplano fosse il "brand" ideale). Qualcuno mi disse di non mettere in dubbio la mia professionalità. A un anno di distanza, sono molto più professionale di quanto sia mai stato, ho imparato un sacco di cose. La prima è che l'autoironia è fondamentale, come il mettersi sempre in discussione. Un consiglio: se avete dei dubbi riguardo a cambiamenti di lavoro o di qualsiasi altra cosa, leggetevi Linchpin di Seth Godin. Vi farà capire quanto potete essere artisti, cosa che non avete mai pensato di essere. La mia recensione su Anobii non sembra così entusiasta? Il mio cervello rettile l'ho vinto un anno fa. Solo che non sapevo che si chiamasse così.

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