C'è un altro lato della medaglia, come sempre. L'Italia è leader a livello europeo nel settore del biologico (insieme alla Spagna) e occupa l'ottavo posto nel mondo per quanto riguarda la superficie coltivata. In più, è al primo posto in Europa per numero di aziende che hanno scelto il "bio" (qui si trovano maggiori informazioni a riguardo). Tuttavia, se ognuno di noi entra in un centro commerciale italiano, trova ancora un ristretto numero di questi prodotti (non superano i 350) rispetto, per esempio, a uno francese (dove ne possiamo trovare 3.000). In più, produciamo tanti prodotti biologici ma, nella nostra spesa, rappresentano solo il 3% dei prodotti (in Germania, la percentuale sfiora il 20%). Perché? Si tratta di un mercato che in Italia si sta sviluppando grazie al lavoro di piccoli imprenditori, di cui tantissimi sono donne e giovani. Microaziende fatte di entusiasmo e volontà ferrea che vendono direttamente i loro prodotti. Una situazione che al SANA appariva chiarissima: tanta passione, poco business.
Ha senso per una microimpresa sostenere i costi di una fiera del genere? Tanti stand, tutti piccoli e molto simili tra loro, non hanno attirato la mia attenzione. Con qualche bella eccezione. L'Acetificio Mengazzoli, insieme a un'altra azienda (Sommariva), ha realizzato uno spazio espositivo molto particolare, che si chiama CAVE (nella foto sotto). Si tratta, appunto, di una specie di galleria, in legno (la struttura ricorda una barca rovesciata), dove si può entrare dai due lati, quello dell'aceto e quello dell'olio, per "ritrovarsi nel mezzo in un posto ideale per condire, ad esempio, un'insalata" (come mi ha detto Elda Mengazzoli durante una piacevolissima chiacchierata). Un'idea nuova, nata dal connubio tra due aziende attive in territori diversi (Mantova e Savona) che vogliono comunicare le proprie eccellenze con un percorso particolare. Una dimostrazione di innovazione, di inventiva e di passione, al tempo stesso.
Foto di Gaia Damiani (che ringrazio) |
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