giovedì 2 settembre 2010

Il lavoro, i ragazzi e le scelte da fare

Oggi voglio parlare di lavoro. I dati ISTAT, come cita il brillante post di Dario Di Vico, dicono che un giovane su quattro non lavora (il 26,8%), in totale fanno 600.000 persone. Si tratta di ragazzi che pagano sulla loro pelle la sfasatura tra formazione e mondo del lavoro. Leggono di "dover" fare lauree e master su materie interessanti (la comunicazione è una di queste) ma nessuno dice loro che poi ci sono due posti di lavoro su 10 laureati. Hanno sottovalutato il lavoro manuale, senza colpe apparenti perché nessuno ne ha parlato di queste altre opzioni, e si trovano in con una laurea che non apre nessuna porta. Dario Di Vico propone che siano le aziende stesse a darsi da fare sul territorio per trovare quelle figure tecniche di cui hanno bisogno, con piani di formazione che insegnino ai ragazzi quello che le scuole non fanno. Per incapacità, per miopia, per burocrazia.

Ho visto con i miei occhi giovani periti tecnici essere assunti qualche settimana dopo aver conseguito il diploma. Ragazzi entusiasti, professionali e attenti ai contenuti tecnologici e scientifici. Li ho visti all'opera lavorando insieme a Programma Quadrifoglio: attivo a Bologna, ha come obiettivo quello di "valorizzare la cultura tecnica e industriale attraverso la messa a sistema delle risorse presenti sul territorio e lo sviluppo di attività formative a tutti i livelli". Dalle medie all'Università, i ragazzi vengono spinti a conoscere il patrimonio tecnico e tecnologico delle aziende del loro territorio, facendo loro fare a visite, laboratori e progetti. E lasciando che siano loro a prendere l'iniziativa (come il progetto Fare Impresa spiega benissimo). Programma Quadrifoglio vuole far sapere che le aziende cercano figure tecniche, perché ne hanno estremamente bisogno. Solo che sono tra i pochi. Il mainstream spinge ancora verso il percorso liceo-laurea-master che sarà, per molti, privo di sbocco. Se si prova a sottolineare ai media (quotidiani, TV, radio) questa situazione e la necessità di spingere affinché i ragazzi vadano a fare scuole tecniche, per esperienza personale ti rispondono che non c'è la notizia. Il 26,8% dei giovani non lavorano. Questa lo è sicuramente. 

Nel settore della comunicazione, sono nate numerose facoltà che quando io scelto l'Università non c'erano. Probabilmente, se dovessi scegliere oggi, andrei anch'io a Scienze della comunicazione. Perché non saprei che i nuovi posti di lavoro, alla fine, saranno limitatissimi in questo settore, più che in molti altri. In Italia, oltre il 90% delle aziende sono PMI: di quanti "comunicatori" ha bisogno ognuna di essere? Spesso, di nessuno. Sbagliano ma la realtà è questa. Allora un diplomato-laureato-masterizzato si trova costretto a decidere se fare il free lance, per diminuire i costi alle aziende ed avere lavoro da fare. Volete sapere come funziona? Ecco un esempio di come è regolato il regime dei contribuenti minimi (grazie a al3lilo che l'ha segnalato su Friendfeed), una delle principali novità introdotte negli ultimi anni nel settore della libera professione. Provate a cercare altrove. Una giungla di informazioni, spesso in conflitto tra loro. Allora è necessario chiedere a un commercialista. Buona fortuna.

Nel 2010, le iscrizioni ai licei crescono (+3,6% rispetto all`anno scorso), quelle a istituti professionali e tecnici calano (rispettivamente, -2,2% e -1,4%). Ragazzi, ascoltate un diplomato-laureato-masterizzato: se siete appassionati di meccanica e tecnologia, non vergognatevi di decidere di non fare il liceo. Troverete un lavoro e, probabilmente, prima di tanti altri.

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