Per quanto riguarda le tematiche legate alla tutela dell'ambiente dove viviamo, bisogna ammettere che le campagne per aumentare la raccolta differenziata non sono mancate. Molti di noi ormai dividono plastica e carta, organico e vetro, lattine e rifiuti indifferenziati, è diventata una prassi quotidiana. Ma questo impegno, lodevole e meritorio, si esaurisce a questo tipo di materiali. E quando c'è da cambiare il cellulare, la televisione, un elettrodomestico o il computer cosa facciamo? Ci dimentichiamo che esiste la raccolta differenziata per i RAEE, i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Perché non vengono trattati alla stregua degli altri rifiuti a livello di comunicazione, è un dato di fatto.
Siamo sommersi da comunicazioni ricolme di "bio", "eco" e "green" ma di "RAEE" non se ne parla quasi mai. Eppure viviamo in un'era in cui quasi tutti i cittadini dispongono di cellulari e computer e dove i regali più apprezzati sono tablet e console per giocare. Abbiamo robot che ci puliscono la casa, lavastoviglie che evitano di lavare i piatti, televisioni sempre più piatte ed evolute. Tutto bello ma quando i prodotti si rompono o li dobbiamo cambiare, cosa facciamo? Ce lo dice una ricerca del consorzio Ecodom. L'86% delle apparecchiature informatiche ed elettroniche non viene ritirato dai negozianti (percentuale analoga per i piccoli elettrodomestici), anzi il 67% di questi rifiuti rimane inutilizzato e il 9% viene trattato in modo non corretto. Quanti di noi sanno che i rivenditori hanno l'obbligo di ritirare gratuitamente i vecchi prodotti al momento dell’acquisto di una nuova apparecchiatura equivalente? Il 53% degli italiani ne ignora l'esistenza, un altro 30% "ne sa qualcosa". La carenza a livello di comunicazione è del tutto evidente. Una piccola provocazione: forse i rivenditori non hanno convenienza a promuovere un servizio gratuito per il cittadino ma ritenuto dispendioso per loro in termini di tempo e costi?
I RAEE contengono sostanze considerate tossiche e non sono per nulla biodegradabili (tranne alcune eccezioni, ancora a livello di prototipo). Il loro abbandono nell'ambiente rischia di inquinare il suolo, l'aria o l'acqua molto più di una bottiglia di plastica o di un giornale di carta. Questi prodotti contengono materiali come rame, ferro, acciaio, alluminio, vetro, argento, oro, piombo e mercurio che, oltre ad essere devastanti per la sostenibilità ambientale, potrebbero essere riutilizzati efficacemente per costruire nuove apparecchiature. Ma noi, attentissimi a comprare prodotti biologici o "green" all'ipermercato, trascuriamo queste cose nella tranquillità della nostra casa. Ogni italiano produce 15 chili di RAEE all'anno, di cui 10 si perdono in canali non ufficiali e potenzialmente dannosi. Una soluzione semplice? Portare i RAEE nelle isole ecologiche e/o ecocentri, presenti in molte città italiane. Un italiano su cinque non sa nemmeno cosa siano né a cosa servano queste aree.
Quando ho lavorato per realizzare i contenuti del nuovo sito di una multiutility, ho insistito per sottolineare posizione, orari e modalità di utilizzo degli ecocentri attivi, sia all'interno delle pagine dedicate all'igiene ambientale che a quelle dei singoli comuni. Per tutelare l'ambiente dove viviamo non possiamo avere raccolte differenziate di serie A e di serie B. I cittadini devono essere informati meglio sui RAEE (un progetto interessante in questo senso è "clean up" di Luca Pagliari) perché ne avremo sempre di più. I nuovi iPad 2 e iPhone 5 sono alle porte, meglio sapere dove buttare le versioni obsolete che abbiamo comprato solo qualche mese fa (altra piccola provocazione, ironica ma solo fino a un certo punto come l'azienda produttrice indirettamente conferma).
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