Il mondo del lavoro in Italia, per me ma non solo, è questo:
- Il 79% delle aziende italiane ha lavoratori non in regola, ossia in nero (84% in Emilia Romagna). La fonte è qui.
- Gli ispettori INPS hanno recuperato un miliardo e 502 milioni di euro nel 2009. Ne assumono di più? No, si bloccano le assunzioni e, anzi, diminuiscono. Non proprio un'idea geniale se vuoi incentivare la lotta all'evasione fiscale. La fonte è la stessa citata prima.
- 5 milioni di italiani esercitano lavoro autonomo ma 300-400.000 di queste partite IVA sono finte, ossia nascondono un lavoro dipendente (fonte Il Giornale delle partite IVA, Ottobre 2010).
- Oltre 400.000 contratti di lavoro a progetto in Italia (fonte Il Sole 24 Ore), che sono rinnovabili per un numero indefinito di volte, hanno parametri molto vaghi e non assicurano assolutamente livelli pensionistici da paese civile.
- Oltre 300.000 stagisti in Italia (la fonte è qui). Secondo la legislazione italiana, lo stage non è in alcun modo considerabile come un rapporto di lavoro subordinato e quindi non è obbligatoria la retribuzione degli stagisti. Non proprio un esempio di equità da paese civile.
- Rivedere la legge Biagi, diminuendo le tipologie contrattuali e riportando in auge il contratto di formazione lavoro, oltre a prevedere minimi retributivi per gli stage: il CFL era una forma contratto equo che dava vantaggi sia alle imprese (che formavano le proprie risorse in modo serio e con una prospettiva) che agli impiegati (lavoro stabile per 12 o 24 mesi, non rinnovabile, o si viene assunti o si cerca un altro lavoro). Possiamo ripartire dal 2004 (io sono stato uno degli ultimi in Italia ad avere questo tipo di contratto). In più, che uno lavori gratis (con uno stage) è un'assurdità economica, oltre che logica.
- Collaborare con le associazioni di categoria: il sindacato è ormai una struttura obsoleta, che potrebbe andare bene solo per grandi aziende. In Italia, il 95% delle imprese ha meno di 9 impiegati. Il Ministero del lavoro deve poter dialogare con un numero definito di associazioni per definire protocolli equi per ogni macrocategoria di lavoratori. Non solo quelli "tutelati" da Ordini professionali. Siamo nel 2010, accidenti.
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