lunedì 22 novembre 2010

Aziende sorprendenti

Ho incontrato il responsabile di un'azienda a una fiera. Ci conoscevamo già, abitiamo vicini e abbiamo bambini che giocano spesso insieme, ma non avevamo mai parlato di lavoro perché nessuno dei due sapeva bene cosa facesse l'altro. A Bologna invece ci troviamo a parlare di mercato, di tecnologie e di risultati di fatturato, con la stessa semplicità con cui parlavamo qualche giorno prima di giochi, asili e passeggini. Ne nasce un incontro, che si è svolto qualche giorno fa presso la sede di questa impresa, controllata da un grande gruppo (fatturato annuo superiore ai 350 milioni di Euro) attivo nel settore business to business. Una riunione sorprendente, da più punti di vista.

Sono andato all'incontro per fare con il responsabile, poco più che quarantenne (il dato anagrafico, per me, ha sempre la sua rilevanza), una veloce analisi sulla situazione a livello di comunicazione. Le schede dei prodotti sono molto tecniche, piene di dati con pochissimi testi discorsivi. Il sito Internet ha una struttura abbastanza datata e anche qui i contenuti sono piuttosto tecnici, non semplici da comprendere anche per uno come me che lavora da anni nella comunicazione B2B e scrive abitualmente di motoriduttori, servoattuatori e impianti di betonaggio. Inoltre, le news sono pochissime e riguardano soprattutto la presenza alle fiere. Le informazioni che avevo in mano, non molte in verità, descrivevano un'azienda molto impegnata sul prodotto e poco interessata a comunicare, ossia quel binomio così diffuso nelle PMI italiane, che ne rappresenta la principale virtù e, al tempo stesso, un grande limite. Quel tipo di azienda molto seria che ho visto così tante volte nella mia esperienza e che ero già pronto ad approcciare con il necessario realismo. Mi sbagliavo.

Entrando in azienda, ho subito notato un clima molto positivo e collaborativo. Persone impegnate ma sorridenti, che ti salutano per prime guardandoti serenamente in faccia. Dopo dieci anni di lavoro, ho capito che queste cose descrivono la vitalità di un'impresa molto più fedelmente dei suoi dati di fatturato. L'incontro con il responsabile è iniziato senza problemi, come mi aspettavo, la sorpresa è arrivata dopo. Quando ha ammesso che loro, da sempre, si concentrano sulle tecnologie delle proprie soluzioni ma che ora sentono l'esigenza impellente di migliorare il loro livello di comunicazione. Dalle loro nove filiali estere arrivano input chiari sulle necessità di migliorare la qualità delle cose che vengono dette, scritte e comunicate, perché operano in Paesi più avanzati a livello di comunicazione (la filiale australiana ha un suo profilo Twitter). Sono le parole che chi fa il mio mestiere vorrebbe sempre sentirsi dire. Un'azienda che sviluppa prodotti molto particolari, totalmente B2B, si è resa conto, da sola, di dover fare un salto di qualità anche nel marketing e nella comunicazione. Che bella notizia.

Riassumiamo. Un'impresa, italiana al 100% e leader di mercato, con nove filiali estere, con un'età media dei dipendenti molto bassa (30 anni o poco più) e con la sede a 10 chilometri da dove lavoro. E io non conoscevo questo bellissimo caso di successo, pur frequentando le stesse fiere di riferimento da anni. Appunto su questo bisogna lavorare: loro fanno ottimi prodotti e buoni risultati a livello di vendite attraverso il lavoro di persone giovani e professionali. Questo è il loro sito attuale ma non li descrive come meriterebbero. L'obiettivo è appunto questo: far vedere chi sono. Davvero.

2 commenti:

  1. Condivido la tua reazione: ci sono mille aziende così come tu le descrivi (molto prodotto, niente comunicazione) e poche realmente consapevoli di essere carenti sotto tale profilo e dunque di poter ottenere risultati imprevisti grazie a una maggiore attenzione su come e cosa si comunica.
    Anche io ho avuto una bella sorpresa in Calabria: un'azienda di serramenti ottimamente organizzata e ben intenzionata a crescere sotto il profilo della comunicazione e delle nuove tecnologie.

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  2. Cristina, le belle notizie aumentano finalmente. Nella mia esperienza, spesso il fattore scatenante è che alle fiere incontrano competitor o clienti, quasi sempre stranieri, i quali usano molto efficacemente strumenti di comunicazione che loro non conoscevano o sottovalutavano. In Italia ci sono potenzialità immense perché la cultura comunicativa, specialmente nelle PMI, è ancora poca. Noi lavoriamo proprio per colmare questa lacuna, no? :-)

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