Il caso del comunicato stampa sul "tunnel dei neutrini" (#tunnelgelmini) è ormai famoso. Molti dei commenti sono stati duri, molto duri (basta cercare su Google, se ne trovano a decine), altri un po' più morbidi (vedi qui). Notizia di ieri è che il portavoce, Massimo Zennaro, 38enne padovano, si è dimesso. Senza dubbio, la gaffe è stata grossa ma la gestione di questi casi, a livello di comunicazione, fa vedere le vere competenze che si hanno nel tutelare la propria immagine e quella dell'organizzazione in cui si opera. Facciamo un veloce confronto, tanto per capirci.
Caso #tunnelgelmini
Esce il comunicato stampa (oggi è ancora online, senza note né correzioni), in rete si nota quasi subito il grossolano errore e cresce giustamente la polemica e la satira. Cosa fa il Miur? Incarica l'ufficio stampa di diramare una nota in cui si afferma che "la polemica è destituita di fondamento e assolutamente ridicola", perché un tunnel effettivamente c'è anche se è lungo un chilometro (la nota ufficiale è qui). Rileggete il comunicato stampa incriminato, il testo è chiaro e cita testualmente un tunnel "tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento". Qui non c'è solo la fisica ma anche la grammatica, la pezza è, quindi, peggiore del buco: secondo errore, più grave del primo perché non è una gaffe (in buona fede) ma una scusa che non regge. Martedì sera, in televisione, il Ministro La Russa dice che i Ministri non scrivono i comunicati stampa e per questo non è colpa della Gelmini. Certamente non li scrivono, ma neanche li leggono e li approvano? Ne dubito fortemente. Oggi arrivano le dimissioni da portavoce di Zennaro, il cui vero motivo, a mio parere, non dovrebbe essere la gaffe in sé ma il carente operato in termini di crisis management,
Nella sostanza, l'errore rimane, il danno di immagine pure e non è stato fatto nulla per alleggerirlo a livello di comunicazione. A livello di gaffe, altri ne hanno fatte di peggiori e sono ancora al loro posto.
Caso 57 Stati
Campagna elettorale 2008, Barack Obama è in piena attività nella sua corsa verso la Casa Bianca quando dichiara solennemente ai giornalisti: "Over the last 15 months, we’ve traveled to every corner of the United States. I’ve now been in 57 states? I think one left to go. Alaska and Hawaii, I was not allowed to go to even though I really wanted to visit, but my staff would not justify it" (tutto vero, vedi qui). Insomma, l'attuale Presidente aveva dichiarato che gli Stati Uniti avevano, in totale, 60 Stati, 10 in più delle stelle nella Stars and Stripes. Una catastrofe comunicativa? Certo ma gestita magistralmente, con semplicità. Barack Obama infatti dichiara alla stampa: "I understand I said there were 57 states today. It's a sign that my numeracy is getting a little, uh". Ammette l'errore, sottolinea di averlo fatto per stanchezza, si scusa personalmente in modo indiretto ed elegante.
Nella sostanza, nessuno si ricorda la gaffe né il danno d'immagine (tranne qualcuno che cerca disperatamente di trovare chiavi di lettura alternative, arrampicandosi su ipotesi deliranti). Forse perché Obama si circonda di specialisti di comunicazione più validi, come Cody Keenan (qui sotto a sinistra)?
Immaginiamo un'Italia diversa. Montano le polemiche e i comprensibili sbeffeggi, la Gelmini indice una conferenza stampa dove ammette l'errore "alla Barack Obama", assumendosi la responsabilità quale vertice del suo dicastero. Immaginiamo una nota per i media: "Abbiamo preso una cantonata solenne nella fretta di partecipare ai festeggiamenti per la riuscita di un esperimento storico. Visto il Ministero che rappresento, devo dare il buon esempio a milioni di studenti: io e il mio staff invitiamo qui a Roma tutti i ricercatori italiani coinvolti nel progetto per complimentarci ma soprattutto per farci dare qualche lezione di fisica. Evidentemente, un ripasso non può farci che bene". Mettete tutto in "burocratese", mantenendo lo stesso concetto. Un modo migliore di uscire dal "tunnel dei neutrini", non credete?
Aggiornamento: Massimo Zennaro, oltre a mantenere il suo posto di Direttore Generale alla comunicazione del MIUR, farà da consulente a Barbara Berlusconi. Questa è l'Italia reale, purtroppo.
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